Steven Tyler. Uno spettacolo da tanti atteso, dai fan di vecchia data degli Aerosmith fino ad arrivare ai più recenti conquistati dai successi più popolari e forse anche più commerciali, ma poco conta perché sul palco della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma si è potuto assistere ad uno spaccato della storia dell’hard rock.
Steven Tyler, lo scorso 27 luglio ha voluto portare live la sua musica, non dimenticando i successi che lo hanno reso una vera icona del rock, lasciando per un attimo Joe Perry e compagni e facendosi accompagnare da una band per lo più al femminile, The loving Mary Band, che sicuramente non ha fatto dimenticare l’ossatura storica della band statunitense ma che di certo non l’ha nemmeno fatta rimpiangere nel corso del set.
Sono da poco le 21 a Roma e mentre nei principali parchi e ville romane la gente si appresta a guardare in cielo l’eclissi del secolo inizia lo spettacolo sul palco della cavea. A scaldare gli animi ci ha pensato il duo tutto al femminile della The sisterhood band, che con i suoi suoni country e la sua forte presenza scenica e vivacità ha animato il pubblico in attesa del suo beniamino.
La tensione si fa sentire quando sono ormai le 22, i piani sono stranamente in ritardo, quando sale sul palco il cantautore statunitense, accompagnato dalla fedele asta del microfono coi foulard, che non perde tempo per raccogliere il calore del pubblico che in un attimo balza dalle sedute della Cavea ai piedi del palco.
Si parte con Sweet Emotion, storico brano tratto da Toys in the Attic del ‘75, e il coro all’unisono invocato sul ritornello da Tyler si fa subito sentire lungo tutta la platea.
Non solo Aerosmith, o almeno non del tutto, la scaletta prosegue con I’m Down e Come together dei Beatles, brani che trovano spazio anche nella discografia della band statunitense, ma il pubblico continua ad apprezzare sempre più catturato dallo show.
Jaded mostra tutto il carattere e la tenacia di Steven che non smette di salutare i fan sempre più pressanti sotto palco nel tentativo di cogliere anche una sola stretta di mano.
Siamo al settimo brano in scaletta quando arriva il primo dei due brani del suo repertorio solista, Only heaven e Steven Tyler mostra la sua poliedricità e la capacità di adattare la sua voce ad un genere come il country, ma con una voce e una espressività come la sua è impossibile rimanere impassibili.
Sia l’iconica Pink che We’re all somebody for somewhere, title track dell’album solita del 2016, sono accolte con assoluta felicità dal pubblico che sembra non averne mai abbastanza.
Siamo ormai quasi alla conclusione del set, quando arriva il momento forse più atteso dai fan, Tyler si siede al pianoforte bianco che è in un angolo del palco e partono le prime note e i primi versi di Home Tonight, brano che però fa solo da introduzione alla immortale Dream On. Una costante crescita di tensione che esplode nell’acuto del ritornello che nonostante i 70 anni di età Steven Tyler domina ancora creando un momento da puro brivido.
Train Kept A-Rollin’ porta alla breve pausa, prima del gran finale affidato a Walk This way chiusa con la prima strofa di Whola Lotta Love dei Led Zeppelin.
Uno spettacolo unico e di una potenza emotiva elevata, in cui solo forse solo i puristi avranno storto il naso, ma forse solo perché assistere ad un live degli Aerosmith senza la band al completo lascia sempre un piccolo vuoto.
di: Cristiano Tofani
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