Nella seconda serata di Sanremo 2023 sorprendono scalando la classifica Colapesce e Di Martino insieme a Tananai, che sembra aver – finalmente – imparato a cantare. Il ritorno di Giorgia lascia l’amaro in bocca e Madame, insieme a Lazza, si impone come una delle cose migliori del Festival.
Con il via della seconda serata del Festival di Sanremo 2023, abbiamo finalmente la possibilità di ascoltare la seconda tranche dei 28 brani in gara. Anche qui, tra attesi ritorni e puri debutti, la conduzione di Amadeus, che stasera è accompagnato dalla brava Francesca Fagnani, fila ormai liscia e senza intoppi. Più o meno.
A far parlare oggi è l’esibizione di Fedez che piazza in rime un monologo da 10 e lode. Così come accade per la sua consorte, anche il suo nome è molto spesso associato a polemiche: “Tutto ciò che fa è marketing” – dicono. E quindi? Cos’altro sono, nello scenario contemporaneo, la tv e la musica se non marketing?
La cosa curiosa, in verità, non è il fatto che Fedez faccia marketing – e di conseguenza una valanga di soldi – ma che in Italia siano ancora troppo pochi gli artisti che decidono di prendere una posizione su fatti di attualità che spesso passano latenti e indisturbati invece che essere considerati per quello che sono: pericolosi.
Will – “Stupido”: a lui salire all’Ariston è presa bene. E ce l’ha fatta prendere bene anche a noi. Indistinguibile da Sangiovanni e colleghi ma, con un brano spensierato, lo abbiamo – quanto meno – apprezzato per la simpatia.
Modà – “Lasciami”: il ritorno di un band che vive evidentemente in una realtà parallela e tutta loro. Totalmente decontestualizzata dal panorama musicale odierno. Purtroppo continuare sul proprio binario non è sempre un bene.
Sethu – “Cause perse”: un titolo che sa di profezia. Lui sembra uscito da un manga e risulta anche simpatico. Tipo: “Ti presento un’amica” – “Com’è?” – “Simpatica”. Non basta, così come per Will & co. abbiamo bisogno di un’identità artistica riconoscibile. Cosa che qui manca totalmente.
Articolo 31 – “Un bel viaggio”: una reunion che non convince se non fosse stato per gli occhi lucidi di J-Ax che, comunque, non bastano a salvare un testo che sa più di rimpianti che di riscatti.
Lazza – “Cenere”: finalmente la serata prende musicalmente forma. Testo ben costruito su un arrangiamento stratosferico, Lazza mette la firma anche su questo Sanremo. Esibizione emotivamente e tecnicamente impeccabile a dimostrazione del fatto che se sei un rapper non significa che tu sia autorizzato a non prendere una nota. Totalmente a fuoco. Fuori concorso.
Giorgia – “Parole dette male”: ci chiediamo perché una delle voci più belle del nostro panorama musicale abbia aspettato tutti questi anni per tornare a Sanremo con un brano che nessuno di noi avrebbe mai avuto ascoltare.
Colapesce e Dimartino – “Splash”: convincono immediatamente e si incollano in classifica al secondo posto dietro all’intoccabile (?) Mengoni. Brano dalla grande qualità autorale in cui riflessione e amarezza incontrano quel “Ma che mare? Ma che mare?” nel ritornello che si installa immediatamente in testa. Se non vinceranno il Festival sbancheranno comunque le radio con un brano che mette a tacere il mainstream con eleganza e maestria.
Shari – “Egoista”: a riportarci purtroppo sul Pianeta Terra ci pensa lei. Ha un bel brano e si intuisce una vocalità interessante che però, complice il vestito che la cinge esageratamente limitandone i movimenti – e la respirazione -, non arriva pienamente. Indice della sua giovane età: classificarsi nelle ultime posizioni le servirà a prestare attenzione a quei dettagli che sembrano non avere a che fare con la musica ma che sono, appunto, fondamentali per cantare meglio.
Madame – “Il bene nel male”: è quello su cui cerchiamo di concentrarci dopo le polemiche che hanno avvolto l’artista nelle scorse settimane. Ma siamo qui per commentare la musica e non le scelte e gli errori personali. Madame, insieme a Lazza e Colapesce e Dimartino, è una delle cose migliori di questa serata. Interpretazione immensa, outfit azzeccatissimo, indice che, anche se sei giovane, puoi essere tranquillamente in grado di fare delle scelte oculate riguardo al tuo percorso artistico (vedi sopra).
Levante – “Vivo”: l’artista siciliana ha evidentemente avuto un frontale con la Rappresentate di Lista. Speriamo abbiano fatto il CID. L’arrangiamento convince e le aggiunge valore. Il brano meno, e il messaggio del suo dramma personale si perde stressato da un’interpretazione un po’ troppo carica.
Tananai – “Tango”: l’artista arrivato ultimo lo scorso anno, ma che ha comunque sbancato le classifiche con il suo piglio un po’ strampalato, si riscatta e torna a Sanremo vestito da Gianni Morandi e abbastanza intonato. L’ultimo posto a lui ha fatto bene, quest’anno però lo cederà a qualcun altro.
Rosa Chemical – “Made in Italy”: il più contestato di questa edizione arriva all’Ariston con un brano immediato che è già un tormentone. L’artista risulta spontaneo e centrato sull’obiettivo dimostrando che troppe parole non servono perché le risposte alle critiche arrivano puntuali anche attraverso altri canali.
LDA – “Se poi domani”: essere figlio d’arte non fa di te un artista. Tecnicamente preparato ma anonimo e poco espressivo. Brano debole e inconsistente, scivola via senza brio come un bicchiere d’acqua liscia.
Paola e Chiara – “Furore”: revival in perfetto stile anni ’90. State tranquilli perché, dopo aver conquistato le radio con Furore, le riascolteremo per fortuna tra altri vent’anni.