Si dice spesso che ci si accorge della grandezza di alcune persone solo quando queste non ci sono più. Non è questo il caso del maestro Fausto Mesolella. Chiunque lo abbia incontrato almeno una volta, ne sono certa, può testimoniare la sua grandezza d’animo nascosta nella sua immensa umiltà.
Ho incontrato Fausto Mesolella molte volte al Roxy Bar di Red Ronnie, e tutte le volte gli stringevo la mano presentandomi, convinta che non potesse ricordarsi di me. L’ultima volta durante lo scorso Festival di Sanremo nel furgoncino Fiat Music mi rispose con un sorriso che è proprio di un padre “E come non mi ricordo!”. Avevo portato a Red e Mesolella due progetti musicali da ascoltare. Il maestro era seduto vicino a me e mentre ascoltava la musica aveva lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Poteva sembrare distratto e invece nella sua mente stava mettendo insieme i pezzi di tutto quello che sentiva, scansionando ogni singolo passaggio del brano. Gli bastava un solo ascolto per capire le emozioni dietro ad una canzone, per capire il lavoro della mano sotto a quelle note. Era un orecchio attento dedicato alla musica. Ci siamo incontrati ogni giorno nell’ultima settimana del festival e nell’ultima sera concludeva il salotto di Red accompagnando alla chitarra Rita Pavone. Un Festival alternativo il loro, dedicato alla musica e non alle polemiche, non alle paillettes, ma ai ragazzi, definiti emergenti, che si fanno avanti a fatica nonostante il sistema.
Non sto nemmeno a scriverlo che grande chitarrista fosse Fausto Mesolella, quante le corde dell’anima che riusciva a toccare con la sua “insanguinata”. Ma che grande Uomo che era!!! L’ho capito per davvero quando l’ho visto incrociare, innamorato, lo sguardo di sua moglie, una donna bellissima e dalla classe rara.
“I heard there was a secret chord that David played and it pleased the Lord”. Forse lassù erano già tutti stanchi di suonare per Lui ?