Parte dall’Atlantico Live di Roma sabato 26 maggio il nuovo tour di Motta. Leggi la nostra recensione del concerto.
Sono passate da poco le 21. La band si sistema sul palco e, mentre attacca un loop elettrico, Motta si fa attendere. Questione di lunghi secondi o un paio di minuti, non lo so. Ma quando raggiunge i suoi sul palco il pubblico esplode. T-shirt nera, jeans, stivaletti. Composto, con pochi movimenti, Motta spesso resta lì fermo a fissare la gente. Il concerto inizia con “Ed è quasi come essere felice”. Il loop si trasforma in energia che esplode e, dietro alla musica, un rock duro e sporco, la compostezza di Motta trova sfogo. Urla, salta e corre da una parte all’atra del palco. Il cantautore tira fuori tutta la sua energia e fomenta il pubblico che risponde all’istante. “La fine dei vent’anni” segue in una scaletta studiata nei minimi dettagli con i brani infilati ad arte uno dietro l’altro.
“Quanto mi siete mancati!” dice al pubblico di Roma, la sua città di adozione, vario per genere ed età. Motta presenta la sua “famiglia” che lo accompagna: Federico Camici al basso, Simone Padovani alle percussioni, Cesare Petulicchio alla batteria, Leonardo Milani alle tastiere, ai cori “domande e risposte”, Giorgio Maria Condemi alla chitarra elettrica. Ringrazia loro e “un’altra persona”. Ma non fa nomi per ora.
“Durante la lavorazione dei miei dischi sono tormentato, ma quando poi li finisco sono felicissimo. Per scrivere questa canzone c’ho messo 31 anni e una mattina. Ho chiesto scusa in questo modo e…secondo me mi ha perdonato!”. Introduce così, alludendo alla sua vita privata, “Vivere o morire”.
Su “Prima o poi ci passerà” scende a stringere le mani delle prime file a cercare ancora di più quel contatto con il pubblico che riempie l’Atlantico. Motta sul palco gioca con i suoi musicisti che, tiene a sottolineare più volte, sono la sua famiglia. Ringrazia spesso Carolina…e ringrazia Riccardo Sinigallia che è “diventato mio fratello perché mi ha costretto a mettere questa canzone qua nel mio primo disco che era ormai finito”. E’ quindi la volta di “Sei bella davvero”, e il pensiero che una perla come questa potesse esser lasciata fuori da quella sua meravigliosa opera prima fa rabbrividire.
La prima data del tour all’Atlantico scorre via veloce, così veloce che avresti voglia di fermare il tempo perché questo ragazzo “fuori sede” è riuscito a creare un vero e proprio miracolo. Un mix di cose che, tra di loro, hanno creato una sinergia unica: un primo album d’esordio che gli è giustamente valso il successo, il secondo che è la riconferma di quel successo ormai maturo, e un’esperienza live così coinvolgente da fare e ripetere più volte.
Leggi la nostra intervista a Francesco Motta !
“La nostra ultima canzone” sembra essere la chiusura perfetta della serata. Ma così non è, per fortuna, perché siamo ancora tutti lì in attesa che accada altro. E allora “Prima di fare questo avevo una band e se questi brani non li suono io, non li suonerà nessuno”. Motta si avvicina ai due rullanti che ogni tanto, durante il concerto, sono apparsi lì per lui, impugna le bacchette e presenta “Fango”. Un bel pensiero il suo nel mantenere vivo ciò che ha contribuito a renderlo quello che è diventato.
Ringrazia ed esce dal palco insieme alla band, le luci si accendono e la gente fa per uscire. Motta e i suoi non hanno neanche salutato. E infatti eccoli riapparire, o meglio, eccolo riapparire insieme a Giorgio Maria Condemi in un set, questa volta, acustico. La vera chiusura è con “Mi parli di te”, brano mozzafiato che chiude, lasciando un sesno di commozione, anche il suo secondo disco.
Vedere Motta e la sua band dal vivo, e condividere il calore del pubblico, fa comprendere immediatamente perché questo artista sia il nome del momento. In un panorama italiano che è in cambiamento e in continuo movimento, dove, “grazie” anche alla tecnologia, il fare musica è possibile a chiunque, ti accorgi che saperla fare bene è invece dote di pochi. Motta sicuramente questa dote ce l’ha e la prima data del suo nuovo tour ne è la testimonianza: uno dei concerti visti più belli in assoluto in una perfetta alternanza tra passato e presente, propria di chi si è lasciato alle spalle l’amarezza del vivere, trasformandola in energia da mettere in circolo.
Setlist: Ed è quasi come essere felice/ La fine dei vent’anni/ Quello che siamo diventati/ Vivere o morire/ La prima volta/ Chissà dove sarai/ Per amore e basta/ Prima o poi ci passerà/ Del tempo che passa la felicità/ E poi ci pensi un po’/ Prenditi quello che vuoi/ Roma stasera/Se continuiamo a correre/ Abbiamo vinto un’altra guerra/ Sei bella davvero/ La nostra ultima canzone/ Fango (Criminal Jokers)/ Mi parli di te.
In copertina foto di repertorio: Adila Salah
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