Su NoiseLetter le interviste esclusive ai concorrenti in gara a La Milano Sanremo della Canzone italiana 2017. Oggi vi presentiamo Massimiliano D’Ambrosio in gara con il brano La sfida.
La Milano Sanremo della Canzone italiana è una manifestazione itinerante che parte da Milano e – dopo aver attraversato alcune delle più importanti regioni italiane – taglia il traguardo a Sanremo il 9 Febbraio 2017 durante la settimana del Festival della Canzone Italiana. L’artista avrà la possibilità di esibirsi in distribuzione radiofonica sulle emittenti del Circuito Radiofonico Nazionale Le 100 Radio. A giudizio della Direzione Artistica verranno le scelte le migliori opere per l’assegnazione del prestigioso Gran Trofeo REA – Le 100 Radio.
Tra i concorrenti in gara c’è Massimiliano D’Ambrosio, cantautore romano classe ’72. Nelle sue canzoni si è liberamente ispirato a molti scrittori o poeti dei quali ha messo in musica le parole. Fra questi: Stefano Benni di cui ha musicato “Il poeta” e “La scuola più strana del mondo” (inserite anche sul sito ufficiale dello scrittore bolognese); Edoardo Sanguineti di cui ha messo in musica “La ballata delle donne”. Lawrence Ferlinghetti a cui si è liberamente ispirato per “La via sul porticciolo”; Federico Garcia Lorca per “La sposa infedele” ed altri.
Noi di NoiseLetter lo abbiamo intervistato…
Per alcune delle tue canzoni ti sei ispirato a scrittori e poeti del ‘900. Qual è il tuo scrittore preferito?
Sì, in effetti mi capita spesso di entrare in casa di altri e di rubacchiare qualcosa. L’ho fatto con Garcia Lorca, Borges, Sanguineti, Benni, Jorge Amado e tanti altri. Ho messo in musica parecchie poesie, in molti casi però l’ho fatto prendendomi una totale libertà verso i testi originali. Sicuramente c’è anche una componente legata alla voglia di diffondere e condividere gli autori che si amano. In realtà, però, non ho un autore preferito, ho una serie di autori che amo molto e di cui cerco di leggere più cose possibili ma da un punto di vista letterario soffro di passioni violente e improvvise. In questo momento sul mio comodino c’è un libro di Roberto Bolaño “I detective selvaggi” e se devo fare un nome, ad oggi, ti dico lui.
Cosa pensi del recente premio Nobel assegnato a Bob Dylan?
E’ una cosa importante che il Nobel per la letteratura sia stato assegnato ad uno scrittore di canzoni, forse arriva anche un po’ tardi. Sono felice sia caduto questo muro nei confronti di un arte più “popolare” nel senso migliore del termine. Non mi sono mai piaciute le distinzioni da arti “minori” e arti “maggiori”. Secondo me esistono artisti “minori” e artisti “maggiori” e Dylan è sicuramente un gigante.
La tua passione per Faber ti porta ogni anno ad organizzare a Roma il “Tributo a Fabrizio De André”.
Sono sempre stato affascinato dalle parole e dalla voce di Fabrizio De André. Per me è stato ed è un punto di riferimento costante.
Il Tributo a De André è stato un atto di amore e di riconoscenza verso un artista che ha riempito di bellezza la nostra esistenza. Negli anni si sono alternati sul palco centinaia di musicisti più o meno noti. E’ stato un bellissimo viaggio, un viaggio che abbiamo deciso di concludere perché tutti i veri viaggi hanno un inizio ed una fine.
Quale canzone di Fabrizio credi sia ancora così attuale che se passasse oggi in radio sembrerebbe una canzone scritta nei nostri giorni?
Credo un po’ tutte. Da quando Fabrizio non c’è più le cose non sono cambiate poi molto. Credo di poter rispondere citando una frase di Gianmatteo Pellizzari: “Le graziose continuano a battere, le marinelle continuano a scivolare nel fiume, le Nancy continuano a volare dal terzo piano e il mondo se ne accorge sempre di meno. Un mondo pigramente abituato alla banalità del male, un mondo colpevolmente assuefatto alla prevalenza dei cretini. De André, prima di andare via, ci ha salutati con una smisurata preghiera, cantando ancora una volta l’enorme spaccatura tra chi viaggia “in direzione ostinata e contraria” e la maggioranza immobile. Non abbiamo bisogno d’altro per imparare ad essere “molto meno stanchi di lei”. Non abbiamo bisogno d’altro per imparare a leggere il male e i cretini. Quelli di ieri e, soprattutto, quelli di oggi”
Se e quanto la radio è stata importante nelle tue scoperte musicali?
E’ stata importantissima fin da piccolo. Grazie alla radio ho cominciato ad amare un certo tipo di musica. Sono cresciuto con RadioRock (una radio locale romana) ed alcuni degli speaker di quella radio per me erano degli autentici idoli. Passavano della musica che non sentivi da nessun’altra parte. Avevano una funzione quasi “educativa”.
C’è una canzone che hai ascoltato per la prima volta in radio e che ti ha fatto pensare “wow…questa canzone avrei voluto scriverla io!”?
Sì, una canzone di Gianmaria Testa che non conoscevo e che ho ascoltato per la prima volta grazie alla radio mentre guidavo: “Dentro la tasca di un qualunque mattino”, una meraviglia.
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