“GIU- I cantautori mi stracciano i coglioni” è il terzo lavoro in studio del “cantautonomo” Gianluca Massaroni, il secondo con il nome d’arte Massaroni Pianoforti. Anche questo nuovo album, come il precedente ‘Non date il salame ai corvi’, è stato possibile anche grazie al finanziamento ricevuto attraverso Musicraiser. NoiseLetter ha chiacchierato con Gianluca che ci ha raccontato il suo nuovo album…nato da un errore.
https://www.youtube.com/watch?v=HwqS–1uRgU
Lettera per GIU
La trovai un po’ per caso
sotto lenzuola fresche di bucato
per questo è diffidente,
senza lancette che segnano poi la meta
mi hai fatto innamorare
ma dall’Universo quante stelle dista l’amore.
E poi non ricordo bene cos’è successo,
perché sei uguale a me
senza rotte per tornare?
ed io con che coraggio di te accetto un assaggio
giovane donna che ne ha quasi una quarantina
hai preso un treno che partiva
e ora mi sento come morire
da questi inutili sensi di colpa.
“GIU” è il terzo lavoro in studio del cantautonomo Gianluca Massaroni, il secondo con il nome d’arte Massaroni Pianoforti, che trae origine dalla ditta di famiglia in cui Gianluca lavora come accordatore di pianoforti. Questo nuovo album, come il precedente ‘Non date il salame ai corvi’, è stato possibile anche grazie al finanziamento ricevuto attraverso Musicraiser.
Musicista con alle spalle due partecipazioni al Musicultura Festival (Premio della Critica e Premio Miglior Testo nel 2006 / Nuovamente Finalista nel 2013). Esordisce discograficamente nel 2009 – Gianluca Massaroni “L’Amore Altrove” – prodotto da Radiorama/Sony e distribuito Sugar. Il suo stile elabora la lezione di grandi cantautori italiani del passato, con una freschezza musicale di forte impatto.
Ciao Gianluca, cosa significa GIU? È una persona? Uno stato d’animo? Entrambe le cose?
Ciao. GIU forse è un errore di ortografia perché manca l’accento, o forse un errore di vita condivisa ma credimi che li rifarei entrambi perché mi hanno portato a scrivere GIU anche se mi hanno fatto toccare così tanto il fondo che mi sono ritrovato a vivere sottoterra in un posto che ho soprannominato “Bunker”.
Perché i cantautori ti stracciano i coglioni?
In realtà questa frase la faccio dire alla ragazza che, vedendomi suonare la chitarra in una palestra, inizia a farmi tutte quelle richieste degli artisti cosiddetti 2.0 ed io vigliaccamente ci provo a infilare ad esempio anche un Ivan Graziani d’annata. E’ un mio personale atto d’amore verso quei cantautori che non ci hanno regalato solo canzoni da classifica ma vere e proprie opere d’arte, è una provocazione verso quella parte della nuova generazione che ne ignora l’esistenza e allo stesso modo ho voluto fare un’istantanea panoramica della musica che oggi ha un grandissimo seguito e che sì, ascolto anch’io.
Massaroni Pianoforti. Perché hai scelto di prendere il nome della tua azienda di famiglia e riportarlo al tuo progetto musicale? Inizia da lì la tua passione per la musica?
Perché ci sono cresciuto dentro quell’attività di famiglia ed è stato naturale prenderne anche il nome dell’insegna anche se in questo caso non trasporto pianoforti ma mi limito a strimpellarli.Mi dà un senso di protezione.
Per il tuo primo album sei stato prodotto da Eros Ramazzotti ma nella tua bio si legge che questo incontro non ha riscontrato poi il risultato sperato. Che esperienza è stata?
Devi pensare che io fino ad allora non avevo mai avuto esperienze professionali in Studi di registrazione e dal nulla è venuto fuori quell’Eros che tutti noi conosciamo e che voleva addirittura produrmi un disco di tasca sua dopo anni passati a bussare alle porte (che non si aprivano mai) di tutte le etichette discografiche a cui ho fatto sentire le mie prime acerbissime canzoni. Per l’esattezza il contratto che ho firmato con la sua Radiorama era di 3 dischi in 5 anni. Purtroppo al di là dell’ottima ma costosa produzione di quell’unico disco “L’Amore Altrove” non si è andato oltre e mi sono ritrovato punto a capo e di comune accordo da dove ero venuto, nel dimenticatoio delle speranze infrante. Da quell’esperienza sono nate “Una buona occasione” e “Alla fermata del 33” e non posso fare a meno di ringraziarlo nonostante tutto l’amaro in bocca che quell’esperienza mi ha lasciato.
Invece hai partecipato con grande successo a Musicultura vincendo anche due prestigiosi premi. Azzardo la domanda… hai mai pensato di partecipare ad un talent, cosa che ormai sembra il punto di approdo per artisti di generi anche molto diversi tra loro ?
L’importante è che non se ne venga fuori snaturati e che tu sia ben consapevole di ciò che sei e del tuo obiettivo. Non sono contrario ai talent ma a tutto “l’usa e getta” che ci gira intorno, in fondo è un modo per farsi conoscere in maniera esponenziale dal pubblico in brevissimo tempo ma questo implica pure un forte coraggio o follia o stupidità di chi vi partecipa se ripeto, non ha ben chiaro quel mondo lì e soprattutto se non ha già le spalle coperte da un buon manager .
Pensi ci sia troppa offerta rispetto alla domanda in questo momento un po’ difficile per gli artisti che cercano di farsi strada?
Beh sì, l’offerta è altissima e devo dire che ci sono anche molte realtà interessanti ma come si può approfondirle tutte a meno che non si resti nella sola superficie ? Ecco che qui entrano in gioco le canzoni che fanno la differenza, quelle più immediate dal primo ascolto perché sennò sparisci o brancolerai eternamente nel buio. Ma in fondo è sempre stato così anche in tempi passati con l’unica differenza che oggi quando vinci, vinci la major e quando perdi, perdi da solo.
“Non date il salame ai corvi” il tuo precedente album, ha riscontrato un enorme successo di pubblico e ti ha portato ad esibirti in molti posti d’Italia. Come nasce questo nuovo album e quali sono le esperienze che ti hanno influenzato in quest’ultimo periodo che ti hanno condotto a GIU?
L’esperienza di una storia finita in cui entrambi ci siamo dannati l’anima per non permetterglielo. E’ un’esperienza che purtroppo non ho potuto non affrontare, nonostante sapessi le conseguenze che avrebbe comportato. Ci sono tutte le domande irrisolte che mi sono fatto, andando giù.
In alcuni brani hai osato con l’uso dei synth, roba nuova per le sonorità alle quali ci avevi abituati nei due album precedenti. Come ti sei ritrovato in questa nuova chiave?
Non amo mai ripetermi e non solo tra un disco e l’altro ma soprattutto tra una canzone e l’altra di uno stesso disco. Per GIU mi sono affidato alla produzione artistica di Maurizio D’Aniello con cui collaboro da anni e di Vito Gatto che ne ha curato la parte elettronica. E’ stato davvero stimolante esplorare quel mondo così apparentemente distante dalle canzoni che scrivo ma devo ammettere che ne sono venute fuori credibili e più vere di come me le immaginavo. Sono davvero onorato di aver condiviso questo viaggio con loro e sì, spero di poterlo condividere anche con chi se lo ascolterà.
A quale brano sei più legato tra questi e perché?
Dipende dalle giornate perché me le sento tutte totalmente addosso. “Lupo di mare” ad esempio, che ho registrato piano e voce in presa diretta, è una delle canzoni d’amore più intime e sentite che abbia mai scritto anche perché solitamente quando scrivo è perché c’è qualcosa che non mi da pace e che di bello ha ben poco.
Sei uno di quegli artisti che ha scelto di affidarsi al crowdfunding per la realizzazione dei tuoi ultimi due album. Perché hai scelto questa strada e quali difficoltà hai incontrato, se ne hai incontrate?
Perché ho avuto la fortuna di aprire anni fa due concerti a Giovanni Gulino (Marta sui Tubi) che mi ha proposto questa strada autonoma e poi perché non me ne hanno più date altre anche se devo ammettere che ho una totale libertà artistica e soprattutto, a fine campagna, la certezza di un seguito di pazzi che ti sostiene nonostante tutto. La difficoltà è davvero alta ma è sempre sostenuta dalla voglia di restituire a chi ha creduto in te, il disco più bello di sempre anche se a crederci sei solo tu.
Nei tuoi album si ascoltano influenze di molti artisti come Dalla, Capossela, Rino Gaetano… ma c’è qualcuno a cui ti ispiri in particolare ?
Te ne potrei citare altri 32 ma non è tanto l’artista che m’ispira quanto il linguaggio e la credibilità che trovo dentro le loro canzoni. Se proprio devo dirtene uno, il primo che mi ha fatto capire che si poteva osare nel linguaggio e non solo, è stato Luigi Tenco.
Possiamo ascoltarti presto dal vivo?
Questo disco è nato davvero indipendente, nel senso che ad ora non ho nessuno degli addetti ai lavori (Etichetta/Booking/Distribuzione/Editore) a sostenerlo e non sarà facile suonare in giro per l’Italia come ho fatto in precedenza. Posso solo dirti che la presentazione ufficiale del disco sarà il 10 Febbraio al Goganga di Milano e probabilmente a Marzo saremo ospiti all’auditorium di Radio Popolare per un live. Ma quello che mi auguro è di essere capito prima di tutto da chi mi ascolterà e di stargli accanto come molti artisti che ho amato hanno fatto con me, solo questo per me ha davvero senso ed è solo per questo che continuerò ad andare comunque avanti nella scrittura delle canzoni. Per loro, per me e se ti andrà, anche per te.
GIU di Massaroni Pianoforti contiene quattordici brani in cui si definisce il percorso di un cantautore dalle grandi potenzialità, capace di emozionare e far sorridere insieme, in cui l’ironia cela uno sguardo lucido sulla vita e le sue contraddizioni, in particolare qualora si tratti di “un rapporto di amore e di conflitto”, come nel caso di GIU.
Massaroni Pianoforti – GIU
Tracklist
1 palestra
2 a bocca aperta
3 la zanzara
4 la notte di san silvestro
5 non mi basto più
6 l’incontro di un uomo e di una donna
7 adelio adelio
8 uguale a me
9 lupo di mare
10 filastrocca del cattivo umore
11 barche di carta
12 cosa succede ad un legame quando il nodo si disfa
13 io non ti ho capita
14 ok
Photo credits Benedetto Dell’Ariccia
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