Nicolò Carnesi pubblica il terzo disco, “Bellissima Noia”, in uscita il 30 settembre. Abbiamo voluto scambiare due parole con lui per farcelo raccontare!
“Bellissima noia” è un album con il quale Nicolò Carnesi si conferma un artista poliedrico, un cantautore atipico dalla scrittura autentica, capace di mescolare ispirazioni sixities con pop contemporaneo, creando qualcosa di originale e magnetico.
L’album è stato anticipato dal singolo e dal video di “Lo spazio vuoto”.
https://www.youtube.com/watch?v=Sxo8ZJ8xwcc&feature=youtu.be
Traccia dopo traccia ci si cala in un ascolto fatto di immagini così reali da sembare quasi palpabili. Il maggior pregio di Nicolò Carnesi è senza dubbio l’arte della parola, quella capacità di rendere semplice e chiaro un concetto poco comprensibile e sfuggente. Nicolò ha voluto fare dei momenti di noia una punto di forza, ha saputo sfruttare i pensieri nati dai periodi morti per dare vita alla propria analisi del mondo.
Con questo lavoro il cantautorato assume una veste attuale, si tiene al passo con i tempi sia dal punto di vista sonoro che da quello tematico. L’idea alla base del progetto di Carnesi è quella di cogliere il flusso delle proprie riflessioni quando ci si priva di computer, internet e cellulari, che offuscano spesso i pensieri delle persone.
Per certi versi i temi trattati sembrano ordinari, ma la scrittura di Carnesi è in grado di catturare l’attenzione e lasciare il segno nella coscienza.
L’album è avvolto da una malinconia difficile da non percepire nei suoni e nelle parole, un effetto sicuramente ricercato dall’autore, che sa come coinvolgere l’ascoltatore nel proprio stato emotivo.
Si tratta del lavoro più maturo di Carnesi: un album dal suono caldo e avvolgente, che parla delle solitudini che accompagnano i protagonisti verso un epilogo catartico e liberatorio, verso una “Bellissima noia”.
“Al centro di Bellissima Noia c’è la solitudine esistenziale dell’individuo che vive il disagio di non riuscire a sentirsi parte di un sistema. I personaggi delle canzoni sono individui che si sentono soli, pur essendo circondati da una moltitudine infinita di persone, immagini, luoghi. E’ una “solitudine corale” caratterizzata dall’incomunicabilità“.
Nicolò Carnesi è uno dei nomi più brillanti della nuova generazione di cantautori italiani.
Noi abbiamo raggiunto Nicolò Carnesi al telefono. Ci ha parlato del suo nuovo disco, dei nuovi mezzi di comunicazione, dei talent show, e di molto altro…
Qui di seguito vi proponiamo l’ interessante chiacchierata che ne è uscita fuori.
E’ stata fondamentale per la scrittura del disco. In realtà l’ho un po’ ricercata, ovvero sono tornato nel mio paese natale, in cui sono cresciuto e dove succede molto poco. Questa noia mi ha portato, oltre che a racimolare un po’ di idee e a capire quello che avevo vissuto negli ultimi anni, anche a scoprire tante altre cose, come libri, musica e film. Quindi l’insieme di queste cose mi ha portato a scrivere un disco e ho voluto omaggiare la noia nel titolo con un’accezione positiva.
Protagonista della copertina dell’album è un cane: che significato ha?
Mi piaceva l’idea che in copertina ci fosse lui, che è il mio cane, perchè a volte nello sguardo di un cane annoiato c’è un mondo, penso che gli animali si annoino davvero in maniera simpatica. E poi mentre scrivevo lo vedevo che si sedeva accanto a me e mi guardava. La voglia mi è venuta anche per il fatto che ultimamente vedo spesso gruppi e cantautori con nomi di animali e mi sono chiesto come mai nessuno mettesse un animale in copertina. Allora ho voluto farlo anche al di là di tutto il significato che può avere, c’è un cane come c’è una banana per “The Velvet Underground & Nico”.
Qual è il brano del disco a cui ti senti più legato e perché?
Credo che il pezzo di cui sono più contento, anche per la mole di lavoro e la difficoltà per produrlo, sia “M.I.A.”: dura dieci minuti, è una lunga suite con una storia che si articola in tre fasi. E’stato molto bello scriverlo perché mi sono ispirato tanto alla letteratura di Philip K. Dick o di David Foster Wallace; ho mischiato un po’ questi mondi che mi appassionavano in quel momento cercando di filtrarli alla mia maniera, e musicalmente mi sono totalmente lasciato andare alla sperimentazione. L‘idea è nata ascoltando per la prima volta l’ultimo disco di Bowie, tra l’altro era prima che se ne andasse. Lo ascoltai proprio quando uscì, ricordo che era notte fonda e rimasi molto colpito dalla canzone “Black star”. Poi la notizia della sua scomparsa mi ha schockato e mi ha fatto apprezzare il pezzo ancora di più. Da lì ho maturato la voglia di provare a scrivere qualcosa che fosse qualcosa di più di una canzone, o almeno ci ho provato, ma devo dire di essere molto contento del risultato. Quindi se dovessi consigliare una canzone di questo mio album direi “M.I.A.”.
Come ti è venuta l’idea del titolo di “M.I.A.”?
“M.I.A.” è un acronimo di “memoria – intelligenza – artificiale” perchè fondamentalmente la storia parla di una macchina, una memoria che viaggia nello spazio. Mi sono ispirato al Voyager della NASA, la navetta che partì negli anni Ottanta per portare in giro per il cosmo il retaggio umano. Ci sono saluti in tutte le lingue del mondo, ci sono dischi, quadri, equazioni e addirittura coordinate, perciò nel caso in cui qualcuno dovesse trovarlo saprebbe come trovarci in teoria. Mi pareva interessante questa idea ma ingrandendola, questa memoria ha all’interno tutto quello che l’essere umano ha fatto e sviluppa una coscienza da quella intelligenza, ma di fatto è artificiale perchè è stata creata dall’uomo.
“Comunichiamo male” fa pensare alla comunicazione odierna, troppo spesso filtrata da schermi. Qual è il tuo rapporto con i social network?
Ho un rapporto di amore-odio, o forse più odio ultimamente. Ma diciamo che agli esordi di questo mondo comunicativo tendevo a farne parte in modo più concreto. Ora invece non mi piace tanto questo perché si sta sfociando nel nulla, vedo una pochezza di contenuti gigantesca e nel momento in cui si prova a fare contenuto, non viene valorizzato. Perché è tutta una sorta di “mordi e fuggi”, la notizia più è frivola, accessibile e veloce da fruire, più è apprezzata. Io cerco di utilizzare i social in maniera da poter bilanciare l’ago. In generale comunque non amo molto utilizzarli…quando tornai a casa quasi smisi persino di usare anche il cellulare. In più molto spesso, a mio avviso, interpretiamo le parole degli altri attraverso le chat, le filtriamo dal nostro punto di vista e non riusciamo a dare il giusto tono alle frasi. Questo ci porta tante volte fuori strada, cosa che non succederebbe mai con un dialogo reale, il tono della voce è importantissimo.
A quale autore ti ispiri maggiormente quando componi?
Prendo un po’ di tutto quello che mi piace, crescendo ti arrivano degli input da vari autori, si tratta di un percorso in continuo divenire. Magari a 18 anni sei ancora molto legato ad essere una sorta di discepolo di un autore che ami, ma poi crescendo cerchi di trovare una tua identità. Ma da soli di certo non si può fare nulla, si ha bisogno di input da parte di altri esseri umani.
Come si creano le collaborazioni nella scrittura dei pezzi?
La collaborazione viene fuori da sè, non lo farei mai in maniera fredda, deve essere spontanea. Spesso la voglia di collaborare nasce perché passi del tempo insieme a un tuo collega, ad un musicista. La vedo più come una collaborazione in pimis personale e poi lavorativa.
Come nascono di solito le tue canzoni?
Molto spesso scrivo proprio quando mi annoio. Mi piace il fatto che mentre scrivo viaggio con la mente, tanto che poi questo sentimento si ripercuote molto sui miei testi. A volte intorno a me non succede niente di particolare, ma poi nella mia testa avvengono cose assurde e quindi ne scrivo. Forse se accadesse qualcosa di strano dal vivo non ne parlerei, deve avvenire dentro di me.
Hai di recente affermato in un’intervista di non amare particolarmente i talent show. Quale credi possa essere il modo migliore oggi per far emergere la propria musica?
Bisogna suonare dal vivo, andare in giro a fare musica. Uno dei lati positivi dei social e di internet in generale è che puoi mettere in giro la tua musica gratis, senza costi di produzione, i talent show invece mi sembrano una scorciatoia. Molto spesso si arriva totalmente impreparati a quel momento di fama e ci si lascia sfruttare perché non si sa nuotare in quelle acque. La trovo una cosa poco giusta e non mi piace. Proprio l’altra sera guardando una puntata di X Factor ho pensato a quanta finzione ci sia. I provini sono svolti molto prima delle audizioni televisive con i giudici, ed è chiaro che prendono delle persone semplicemente per far ridere, è spettacolo, e ti fa capire che non ha niente a che fare con la musica, si tratta di puro intrattenimento. E’ avvilente per una persona appassionata di musica vedere quanto in questo contesto ci si allontani anni luce da quello che dovrebbe essere una trasmissione musicale.
Partirà ad ottobre il tuo tour. Resterai fedele agli arrangiamenti nel disco o presenterai qualcosa di diverso nel live?
Il live è molto simile alle sonorità del disco ma ovviamente avrà una forza maggiore nelle dinamiche. Poi ci siamo divertiti molto a riarrangiare pezzi dei vecchi dischi, molti sono stati stravolti. E’ un concerto molto divertente perche rispetto al passato è più musicale, ci sono parti psichedeliche che ricordano i gruppi degli anni 70. Lo stiamo allestendo proprio in questo periodo e non vedo l’ora di suonare queste canzoni.
Ci saranno altre date?
Si, sono uscite le prime che vanno da Milano a Catania, quindi più o meno già con la prima tranche di date giriamo da nord a sud. Poi ne usciranno tante altre che nel corso delle settimane aggiornerò.
TRACKLIST
Bellissima noia
Lo spazio vuoto
Fotografia
Lo scherzo infinito
Il lato migliore
Cambiamento
Ricalcolo
Comunichiamo male
M.I.A.
#FollowtheNoise…