Il demone meridiano è il nuovo videoclip di unòrsominòre., primo estratto da “Una valle che brucia”, uno dei due dischi che il cantautore veneto, ma di stanza a Roma, ha pubblicato in contemporanea lo scorso 14 aprile per diNotte Records.
Un video essenziale e “monastico” per il brano Il demone meridiano di unòrsominòre., che è “riflessione tanto disordinata quanto sincera sullo stato delle cose e sul quotidiano assordante silenzio del bello. È un video estremamente semplice, scarno come il brano di cui è rappresentazione visiva. È sobrio, addirittura dimesso; tutto sta nei giochi di luce e nei piccoli gesti; Yulan Morra, il videomaker, ha fatto a mio parere un lavoro magistrale, usando pochissimi ingredienti ma rendendo tutto il sapore della canzone e l’atmosfera di malinconica rassegnazione che la pervade.”
Il videoclip, girato da Yulan Morra, ritrae l’esecuzione al piano della canzone in uno stato di grande coerenza con il disco e l’intera operazione per quanto riguarda il rigore delle scelte di inquadratura, montaggio, luce che accompagnano al meglio l’intensità del pezzo. Ciò che ne risulta è un video “monastico”, ovvero essenziale e privativo, ma anche capace di conservare – come quei pochi monaci che nel Medioevo continuarono a studiare il greco con una tenacia grazie alla quale oggi noi conosciamo ancora quella lingua – un’idea differente di canzone d’autore, senza trucchi, superficialità e furberie. Quell’idea che anima tutte le canzoni dei due nuovi dischi di unòrsominòre., una ferma volontà di continuare a dire cose importanti, magari anche scomode e difficili, con una cura estrema verso le parole, i suoni, i pensieri e i sentimenti. In questo senso Il demone meridiano rappresenta una specie di manifesto programmatico, sia a livello estetico che etico, dei due lavori pubblicati da unòrsominòre. lo scorso 14 aprile senza alcun preavviso.
A cinque anni da “La vita agra” Emiliano Merlin è infatti tornato a fare ascoltare la propria voce con un disco lungo e un ep. Entrambi prodotti da Fabio De Min dei Non Voglio Che Clara, intitolati “Una valle che brucia” e “Analisi logica”, conferme del talento di uno dei più incisivi cantautori italiani degli ultimi anni. Un mood minimalista, freddo, chiuso tra l’elettricità della chitarra e l’elettronica di molti sintetizzatori spesso “poveri”, una batteria sorda e scheletrica, e qualche pianoforte scarno per “Una valle che brucia”, disco dai testi intensi e riflessivi. Una controparte rock per “Analisi logica”, staffilata brevilinea carica di sarcasmo e parole urticanti. Ad unire i due lavori l’urgenza di un songwriting che riflette tanto su temi universali quanto sulla situazione culturale e politica del Paese con una tensione che diventa esigenza di rivolta. Stati d’animo lontani anni luce dalla “truffa memorabile” della “retorica delle piccole cose” dell’indie-cantautorato odierno.
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