E’ uscito il 3 marzo per Maciste Dischi “Superbattito”, il disco d’esordio del cantautore romano Gazzelle, che piano piano sta conquistando l’Italia. Noi abbiamo chiacchierato al telefono con lui per scoprire qualcosa di più su questo personaggio misterioso.
Si chiama Gazzelle, come le scarpe, e da un po’ di tempo a questa parte si sente spesso parlare di lui. Eppure il suo primo album Superbattito è uscito solo poco fa. E’ stato il suo singolo Quella te a dare il via a questo improvviso successo.
Flavio Pardini non è raccomandato, non ha minacciato qualcuno per raggiungere questi risultati: è un ragazzo che scrive canzoni, e poi, come tutti, le mette su YouTube o le canta in giro sperando che qualcuno le apprezzi. Ed evidentemente qualcosa ha funzionato, perché pare proprio che la gente stia apprezzando molto.
Superbattito non è un capolavoro di filosofia o di retorica, ma è proprio la sua semplicità a piacere. Parla di amore, di zucchero filato, di felpe sporche e di All Star, ed è in linea con i suoni del panorama attuale; Gazzelle con questo album s’inserisce perfettamente tra nomi che compaiono nelle classifiche da molto più tempo.
Gazzelle fa parlare di sé, che sia per la sua particolare vocalità, per le associazioni con personaggi più noti, per l’aura di mistero attorno alla sua immagine sempre poco definita… bisogna riconoscere che, tra critiche e ammirazione, si sta facendo strada in un terreno sempre poco fertile.
Noi abbiamo parlato con lui al telefono per conoscerlo meglio e soddisfare qualche curiosità. Leggi l’intervista qui di seguito!
Ciao Flavio, che significa “Gazzelle”?
Non significa nulla in realtà, è una parola che mi piaceva soprattutto a livello di suono e per il fatto che fosse plurale. E’ venuto dalle scarpe! Volevo un nome d’arte e non è stata una cosa semplice perché è pieno di parole, poi io non ho mai avuto un soprannome, quindi ci ho pensato tanto. Poi mi sono reso conto che in camera avevo sei o sette paia di “Gazelle” e alla fine ho scelto questo nome, anche senza che avesse un vero significato.
Le tue canzoni sembrano seguire una direzione molto precisa: è frutto di puro istinto o c’è uno studio mirato dietro?
Scrivo in modo istintivo, scrivo di getto di solito con la chitarra o con la tastiera. Poi per quanto riguarda la ricerca del sound però ho un’idea abbastanza chiara, appena scrivo una canzone so più o meno già verso che direzione andrà.
Molti ti paragonano a Calcutta, a Coez, ai Cani… ti ci ritrovi in questo filone?
Sì, certo, diciamo che facciamo parte di uno stesso genere.
A te cosa piace ascoltare? Ad esempio questi che ho citato del “tuo genere” li ascolti?
Li ascolto, però tendo a sentire molta musica che viene da fuori, molta elettronica.
Qualcosa che ultimamente ti ha colpito?
L’ultimo disco dei Tame Impala mi ha cambiato la vita e penso si senta l’influenza nelle mie canzoni perché l’ho ascoltato molto. Poi oltre all’elettronica mi piacciono il rap e la trap americana… poi mi viene in mente il nuovo disco di Kendrick Lamar. Di italiano invece ascolto comunque un sacco di cose, pure per curiosità e vedere come va la musica qui.
“Superbattito” è il titolo del disco ma non compare come traccia. Che vuol dire e da dove viene questo termine?
Ho estrapolato la parola “superbattito” da “Meltinpot”, un brano dell’ep. E’ un termine inventato, come per “Gazzelle” mi piaceva il suono, cosa fondamentale per me. Ho pensato fosse un titolo che facesse una giusta sintesi di tutte le sensazioni del disco: un’esplosione di emozioni, tachicardia, questo battito acceleratissimo.
La copertina è provocatoria, in contrasto con i testi del disco… come mai questa scelta?
Esatto, volevo proprio che la copertina fosse in contrasto con la dolcezza del disco. Non mi piacciono le cose smielate e quindi volevo ci fosse un equilibrio tra le canzoni e l’estetica di tutto il progetto, infatti anche nei videoclip cerco di farlo. Volevo qualcosa di disturbante, che attirasse l’occhio, qualcosa fuori dagli standard italiani.
Come anche il fatto di sfocare o nascondere in parte la tua immagine…
In realtà la cosa di non farmi vedere è perché proprio non mi voglio far vedere! (Ride)
“Quella te” che ha fatto da apripista a “Superbattito” com’è nata?
E’ nata come più o meno tutte le altre canzoni, mentre stavo in motorino per Roma. Mentre guidavo avevo in mente solo la prima frase, allora sono corso a casa, mi sono messo subito alla tastiera e l’ho scritta tutta insieme in pochissimi minuti.
E da questa canzone è partita una serie di successi… come te lo spieghi tu? Cosa credi che abbia incuriosito tutti?
Io penso di aver scritto canzoni belle, soprattutto dirette e sincere, uso un linguaggio molto semplice. Non ho fatto altro che mettere un brano su YouTube, poi ha fatto tutto la gente col passaparola. E’ venuto tutto dal basso ed è una cosa molto figa secondo me.
Leo Pari che tipo di contributo ha dato a questo lavoro?
Innanzitutto l’aiuto più grande per questo disco me lo ha dato mio fratello Igor Pardini, con cui ho prodotto il disco al Cubo Rosso, il suo studio. Leo ci ha dato la supervisione ed è stato fondamentale perché ha portato i suoi synth analogici in studio, queste macchine degli anni Ottanta che hanno fatto la differenza. Lui è stato molto stimolante, e mi ha dato degli accorgimenti su alcuni pezzi come “Quella te” o “Zucchero filato” o “Nmrpm”. Volevo qualcuno che mi aiutasse a fare un disco perché non lo avevo mai fatto, e Leo è stato davvero di grande aiuto.
Stai già pensando ai prossimi passi da fare?
Ora porterò il disco in tour, che penso sarà bello lungo, ho già un sacco di date in ballo. Però sto già scrivendo cose nuove, sono un tipo produttivo. Penso che quest’estate usciranno due singoli…
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