Gabriella Lucia Grasso, artista eclettica e multiforme, voce catanese della world music torna con un lavoro in cui si ritrovano la musica tradizionale della sua Trinacria, il tango e la bossanova.
Un’anima latina, cresciuta tra le note di Edith Piaf, jazz e lirica. Un timbro inconfondibile, profondo e carnale. Un passato tra studi di musica classica e teatro. Un inizio nel rock, a Milano, per poi spostarsi tra le onde del folk nel mare della sua Catania. L’apparente disordinata ma eccellente scrittura di Ani DiFranco come punto di riferimento, guidato dall’amore per il Sud di Rosa Balistreri. La Sicilia disegnata nel cuore, sempre, con i suoi mestieri e le tradizioni, unita alla passione per l’Argentina e il tango, che con la grande isola condivide melodie e armonie.
E’ Gabriella Lucia Grasso, artista eclettica e multiforme, voce catanese della world music che torna con un lavoro in cui si ritrovano la musica tradizionale della sua Trinacria, il tango e la bossanova.
Nell’orizzonte di un ideale dialogo fra Sicilia e Argentina, l’album è una malìa sonora che incanta l’ascoltatore e lo trascina nel vortice di dodici brani in cui gli strumenti della tradizione mediterranea (mandolino, bozouki greco) e latinoamericana (guitalele, requinto e bandoneon) si fondono con la modernità dei synth e delle chitarre elettriche per restituire un innovativo intreccio armonico, tra gusto retrò e sensibilità contemporanea. Suoni rock, pronunce jazz, strofe serrate in una scrittura naturalmente barocca che esplode nella creazione di un’immagine dietro l’altra, metafora dopo metafora, al ritmo incalzante della canzone popolare.
Nell’album ci sono tutte le passioni e la testa di un’artista che canta l’amore, senza dimenticare uno sguardo acuto e critico verso la società e verso se stessi. Come la denuncia del legame tra chiesa e politica in Cunta e Pigghia; o, in Don Pippuzzu, la perdita degli antichi mestieri, patrimonio inestimabile di saperi messo in crisi dal moderno. O il dialogo con la propria coscienza, nella canzone che dà il titolo all’album, a cui si dà del Voi (Vussia) per sottolinearne la sua distanza in alcuni momenti della vita.
L’artista catanese dall’inizio di marzo è impegnata ad aprire i concerti del “Echi di Sirene Tour” di Carmen Consoli.
[Articolo di Valerio Di Marco]
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