Si è svolta nella prima metà di maggio a Stoccolma la 61ª edizione dell’Eurovision Song Contest, concorso canoro molto amato da gran parte dell’Europa.
Nonostante la popolarità negli altri Paesi, nella nostra penisola sembra non essere molto seguito, forse anche a causa della mancata partecipazione dell’Italia per diversi anni (dopo il 1997), per poi ritornare solo nel 2011. Eppure l’Eurovision è nato nel 1956 proprio da un’idea italiana, come esportazione del Festival di Sanremo a livello continentale. E’ un bene, quindi, che da qualche tempo anche qui si senta parlare nuovamente di uno show di tali dimensioni. A dirla tutta, l’Italia si è ripresentata portando spesso una ventata di eleganza e sobrietà invidiabili, in mezzo a esibizioni forse troppo sfarzose e quasi “circensi”. Inoltre, un altro punto di merito per la musica nostrana è sicuramente la scelta di cantare testi in lingua madre, e non in inglese come la maggioranza dei partecipanti (per scopi evidentemente commerciali): tutti i nostri rappresentanti, infatti, hanno coraggiosamente intonato brani interamente o in gran parte in italiano.
In questa ultima edizione la vittoria se l’è aggiudicata l’ucraina Jamala con una canzone anti-Russia, sollevando anche qualche polemica riguardo al tema politico.
Inaspettato invece il secondo posto dell’Australia, per la seconda volta in gara come “ospite” del contest. Una strategia di marketing? Un tentativo di espandere il Festival oltre i confini europei? Forse entrambe le cose, ma l’Australia in ogni caso non avrebbe potuto organizzare la successiva edizione in caso di vittoria (non essendo membro d’Europa), come previsto dal regolamento per il primo classificato. Non sembra reggere la spiegazione degli organizzatori che l’avrebbero inclusa in quanto “paese extra-europeo in cui l’Eurovision ha gli ascolti più alti”; resta quindi in parte misterioso il vero motivo di questa partecipazione.
Sedicesima posizione all’Eurovision per la nostra Francesca Michielin, che in ogni caso si è guadagnata stima e ammirazione da ogni parte d’Europa.
La giovane cantante ha portato sul palco No degree of separation, versione in italiano e inglese della sanremese Nessun grado di separazione. Una scenografia onirica, in linea con la freschezza della Michielin, e una prova di classe e semplicità: un’ottima rappresentanza per l’Italia, che può ritenere ancora una volta di aver dato una lezione di stile.
Certamente, si tratta di una gara, con tanto di votazioni che non nascondono blocchi di alleanze fra nazioni. Ma alla fine cosa resta davvero dell’Eurovision? Dovrebbero spiccare le canzoni, ma chi davvero ricorda di averne sentita una per radio (eccetto quella del proprio Paese)? Alla fine dei conti il risultato è più una vetrina per gli artisti, che si servono il più delle volte di scenografie e coreografie d’impatto. E talvolta sembra questo l’aspetto che più colpisce: ballerini volanti, fuochi d’artificio e modelle in posa. Insomma, è una competizione canora o a chi spende di più per impressionare pubblico e critica?
Dovremmo forse attendere la prossima edizione per vedere cosa proporranno in Ucraina…ad ogni modo questa grande festa resta sicuramente un pretesto positivo per riunire popoli dalle differenti culture.
1° classificato ultimi tre anni:
- 2014: Austria – Conchita Wurst – Rise like a phoenix
- 2015: Svezia – Måns Zelmerlöw – Heroes
- 2016: Ucraina – Jamala – 1944
Italia 1° classificato:
- 1964: Gigliola Cinquetti – Non ho l’età (per amarti)
- 1990: Toto Cutugno – Insieme: 1992
Rappresentanti Italia dal 2011 al 2016:
- 2011: Raphael Gualazzi – Follia d’amore (Madness of love) – 2° classificato
- 2012: Nina Zilli – L’amore è femmina (Out of love) – 9° classificato
- 2013: Marco Mengoni – L’essenziale – 7° classificato
- 2014: Emma – La mia città – 21° classificato
- 2015: Il Volo – Grande amore – 3° classificato
- 2016: Francesca Michielin – No degree of separation – 16° classificato
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