Il 16 aprile esce per Lady Sometimes Records l’album d’esordio di Dull Company Myself, “To Load the Feeling of a Trembling Whisper“.
Dull Company Myself è il progetto solista di Matteo Ferrante – classe ’97, Cisterna di Latina. Un’estensione nata per lo più come divertissement melodico, lontano dalle sperimentazioni post-rock e rumoriste degli Stille Dämmerung, collettivo di cui è già leader, compositore e chitarrista.
Dopo aver pubblicato un EP di quattro canzoni autoprodotte, dal titolo “Wright of Vacuum” su cassetta, Matteo partecipa con il brano “Language” alla compilation “C16 • Pure Italian Gems”, un’antologia che raccoglie il meglio dell’underground indipendente italiano, edita da Lady Sometimes Records. Inizia così la stesura dei nuovi brani e la collaborazione con LSR, che sfocia nel debutto “To Load the Feeling of a Trembling Whisper”.
Ispirazioni 80s a tutto tondo per l’album dei Dull Company Myself : già dall’opening track “The Time You Spent on Your Promises”, si nota come al gusto dark del post-punk classico e alla voce Japan-esque, grave e profonda di Matteo, si uniscano i ritmi più danzanti della synthwave. Quello che potrebbe sembrare un ennesimo esercizio di stile, viene invece scombinato dalla presenza delle chitarre, veri e propri squarci scintillanti e dream-pop che scuotono e ravvivano l’omogeneità tipica del revival wave.
Un genere rivisitato da cima a fondo, come nella title track omonima, che osa un ritornello pop degno dei migliori Human League e Soft Cell o la finale “Nothing Means Regression” che fonde una scrittura à la Swans/The Sound con le sognanti derive Cure-iane del periodo Disintegration. L’ascolto perfetto sia per i fanatici della prima onda, che per quelli di Preoccupations, Shame o Trentemoller – accanto ai quali, sinceramente, non sfigurerebbe.
#FollowtheNoise…