Cosa siamo diventati è il secondo disco di inediti di Diodato. Un album molto intimo e autobiografico uscito il 27 gennaio per Carosello Records. Noi abbiamo voluto fare due chiacchiere con il cantautore che ha partecipato al Festival di Sanremo 2014 per farci raccontare meglio qualcosa della sua storia.
Il nuovo disco di Diodato Cosa siamo diventati esce a tre anni di distanza dall’album di esordio “E forse sono pazzo”. Da lì in poi il cantautore ha partecipato al Festival di Sanremo 2014 nella categoria “Nuove proposte” con il bellissimo brano “Babilonia” e ha vinto, nello stesso anno, il premio MTV “Best New Generation”. La partecipazione, per dodici puntate consecutive, alla trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio su Rai 3, è stata l’esperienza che ha ispirato il disco “A ritrovar Bellezza” del 2014, personale tributo dell’artista ai grandi della musica italiana.
“Qui dentro c’è la storia che ho voluto raccontare, una storia probabilmente simile a tante altre, ma in fondo unica, come lo sono tutte. C’è un vissuto fatto di fragilità, di sensi di colpa, di felicità, di incontri luminosi e distacchi dolorosi, di ombra e di luce, di caduta e di rinascita. C’è la consapevolezza che tutto si arrende all’inarrestabile divenire delle cose.”
Sono queste le parole che Diodato ha usato per introdurre il nuovo disco “Cosa siamo diventati”, uscito il 27 gennaio 2017 per la Carosello Records e che nel mese di Febbraio lo ha portato in tour nei maggiori club italiani. Dodici brani nei quali l’artista scava nella parte più intima di se stesso per mettere a nudo la propria anima. E’ un disco maturo e intimo, frutto del percorso di una persona che ha scandagliato a fondo tutta la sua vita per darle un quadro interpretativo che gli permetta di chiudere il cerchio sugli argomenti che rendono un uomo tale. Il disco affronta così le tematiche dell’amore nel senso più ampio del termine, la famiglia e le paure che ci tengono lontani da quello che siamo chiamati a diventare veramente.
Anche per questo disco la produzione artistica è stata affidata a Daniele “ilmafio” Tortora. La band è quella vincente di sempre: Daniele Fiaschi (chitarre), Duilio Galioto (piano, organi e synth), Alessandro Pizzonia (batteria) e Danilo Bigioni (basso), ai quali si sono aggiunti Fabio Rondanini, già batterista dei Calibro 35 e degli Afterhours, e il GnuQuartet che ha registrato archi e flauti per tre brani dell’album.
Nell’intervista che vi proponiamo di seguito Diodato ci racconta questi suoi ultimi anni e i passi che lo hanno portato alla realizzazione di Cosa siamo diventati, anticipato dal singolo Mi si scioglie la bocca. Scopriamoli insieme !
Ciao! Dopo E forse sono pazzo torni con un secondo disco di inediti Cosa siamo diventati, dopo la parentesi di un album in cui hai riproposto le cover di alcune delle più belle canzoni italiane degli anni ’60. Che esperienza è stata?
È stato bello reinterpretare quei brani e credo mi sia servito a comprenderne la grandezza. Una cosa è ascoltarli, un’altra è metterci le mani dentro, riarrangiarli, farli diventare tuoi.
Nel suono di questo nuovo disco, e anche nel modo della scrittura in verità, l’influenza anni ’60 continua a sentirsi. È un’evoluzione di quell’omaggio ?
Di sicuro il lavoro fatto per “A Ritrovar Bellezza” mi ha influenzato. Quei capolavori della musica italiana degli anni sessanta avevano insieme leggerezza e profondità, immediatezza e grande poesia. Ho provato ad imparare qualcosa.
Come nasce l’album e come sei cambiato tu da “E forse sono pazzo”?
Cosa siamo diventati nasce da un’esigenza, quella di raccontare un vissuto e con esso tutte le sensazioni provate. Scrivere dischi è anche analizzarsi, provare a mettersi sempre più a fuoco, almeno per me. Credo di essere molto più consapevole oggi, anche delle mie fragilità, dei miei difetti e della bellezza che ho incontrato in questi anni.
In effetti sembra tu ti metta molto a nudo: c’è la famiglia, l’amore, i litigi, la vita. È autobiografico ? Che storia, o che storie, racconta?
Come dicevo racconta principalmente il mio vissuto, quindi è assolutamente autobiografico. C’è dentro tanta della mia intimità. Racconta una storia come tante, ma unica come lo sono tutte. È un disco che parla di metamorfosi, del continuo divenire delle cose, del mutare dei sentimenti, di caduta e di rinascita.
Hai recentemente scritto l’inedito “Il mare dentro” per Andrea Biagioni nell’ultima edizione di X Factor. Come ti ci sei trovato in questa esperienza in un talent?
Bene. È stato Manuel Agnelli a chiedermi di provare a scrivere qualcosa per Andrea e sono felice d’averlo fatto. Ho provato una bella sensazione nel sentire vivere le mie parole e le mie note nella voce e nelle mani di un altro artista.
A proposito: cosa pensi dei talent show e di questa modalità artistica che oggi sembra un po’ usa e getta?
Sono dei programmi televisivi, è importante ricordarselo. Danno sicuramente l’opportunità a chi partecipa di farsi conoscere da un numero molto elevato di persone, poi però ognuno dovrà fare la sua strada, dedicarsi al proprio cammino. Bisogna avere una grande forza di volontà e i piedi ben piantati per terra. Spente le luci dello show si potrà anche avere la sensazione di essere stati abbandonati ma se si è abbastanza maturi per comprenderne i meccanismi e per considerarlo solo come parte di un percorso, forse è possibile ricavarne qualcosa di buono.
Con “Babilonia” a Sanremo hai avuto una (meritata) esposizione verso il pubblico e i media che ti ha anche portato a partecipare come “inviato speciale” a “Che tempo che fa”. Com’è stata l’esperienza televisiva?
Molto bella. Ho girato tanto ed ho visto luoghi meravigliosi. Mi ha permesso di riscoprire tutta la bellezza di questo Paese.
Altri tuoi colleghi che escono da manifestazioni come Sanremo, dopo il primo approccio al grande pubblico, poi effettivamente fanno fatica a mantenere lo stesso livello di successo. Qual è il segreto?
Non so se c’è un segreto, ma credo valga la risposta data per i talent. Bisogna prenderne il meglio e considerarlo come parte di un percorso. Se si ha qualcosa da dire e talento per farlo, il pubblico continuerà a seguirti e a sostenerti.
I tuoi dischi da solista in realtà sono frutto di una collaborazione con dei grandi musicisti che danno vita ad una vera e propria band e che hanno all’attivo importanti collaborazioni. Le incisive chitarre di Daniele Fiaschi ad esempio hanno anche accompagnato l’ultimo tour di Daniele Silvestri. Quanto è importante che dietro di te ci sia un team di professionisti e amici a sostenerti ?
Anche Duilio Galioto ha partecipato al nuovo tour di Daniele e sono molto felice per loro. Si meritano tutti i riconoscimenti possibili e di vivere serenamente della loro arte. È importantissimo avere loro al mio fianco, Daniele e Duilio, Danilo Bigioni e Alessandro Pizzonia, Daniele “ilmafio” Tortora. Mi conoscono bene, da tanti anni, e sanno bene dove voglio andare e come portarmici.
Il tuo rapporto con il pubblico com’è?
Mi sento molto a mio agio davanti e in mezzo al pubblico.
Quanto conta per te la dimensione live?
Tantissimo, direi che è il motore di tutto. Sono stato per tanto tempo chiuso in studio. Ora ho voglia di stare su un palco e di condividere con più persone possibili la mia passione e la mia felicità.
Cosa siamo diventati – Tracklist
1. Uomo fragile
2. Colpevoli
3. Paralisi
4. Fiori immaginari
5. Guai
6. Cosa siamo diventati
7. Mi si scioglie la bocca
8. La verità
9. Un po’ più facile
10. Di questa felicità
11. Per la prima volta
12. La luce di questa stanza
Photo: Ilaria Magliocchetti
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