Cesare Cremonini arriva a Roma per due date del suo tour che corona un anno importante. Vi raccontiamo con foto e parole la sera del 12 dicembre al Palalottomatica.
Sono lontani gli anni della Vespa 50 e dei Lunapop. Gli anni ’90, quelli che <<quando dicevi: “ascolto Cremonini !” ti dicevano Ma vaffan**lo>>, come racconterà più tardi lo stesso cantautore durante il concerto. Quegli anni, che lui non dimentica, hanno però dato la giusta spinta al suo percorso artistico.
Cesare Cremonini sbarca al Palalottomatica di Roma con due date consecutive colme di pubblico. Questo che è quasi giunto al termine è un anno importante. Un album dalla cifra stilistica enorme, un tour negli stadi che conferma il suo personaggio, e la voglia di tornare a ballare ancora nei palazzetti.
Sono le 21 in punto quando Cesare sale impaziente sul palco. Un intro che riprende sui mega schermi i suoi piedi camminare sulla strada dal camerino al palco. Quando esce su “Possibili scenari” è il boato. Nel corso della serata i motivi di questo calore saranno chiari.
Produzione e suoni che non hanno nulla da invidiare a gente come i Coldplay, l’amore per Freddie Mercury che trapela dalle sue mosse. Nemmeno ci prova ad imitarlo, ma l’influenza del mito, per cui Cremonini ha sempre dichiarato la passione, trapela con sincerità, rispetto e bellezza dalle sue movenze.
Cremonini ha alle spalle una band che lo sostiene, cori e fiati compresi ne ricamano le mille sue sfumature musicali. Ma è più un one man band show con lui che si prende tutto il palco e cattura il pubblico con la sua sola presenza. La sua cifra stilistica è ancora più chiara nei momenti da solo al piano in cui interpreta magistralmente molti dei suoi più importanti successi. “Vorrei”, scritta a 16 anni, e questa sera dedicata alla figlia del suo bassista Ballo, “Vieni a vedere perché” che gli ricorda Roma che ringrazia mille volte, anche se, dice: “il brano non l’ho scritto qua”.
Il concerto scorre per due ore e mezza in un’alternanza di momenti studiati nel minimo dettaglio. Luci, coriandoli sparati in aria in diversi momenti, il duetto virtuale con Jovanotti che dagli schermi lo accompagna su “Mondo”, cambi di abiti e di scenografia che rispecchiano i colori dell’anima di Cremonini.
Dopo il momento intimo al piano vengono ripescati quei brani che fanno saltare tutti in piedi: “Mondo”, “Logico #1”, “Grey Goose”. E’ chiaro che quegli stessi brani abbiano segnato la vita di molte persone lì dentro: più e meno giovani. Cesare scherza, infatti, sull’età e sulla sua situazione sentimentale. Ha “ormai” 40 anni e un percorso artistico importante, ma ironizza sulla sua vita privata. Qualcuno dal parterre gli lancia una rosa, poi due, poi tre…ringrazia e ironizza. Il concerto si trasforma in un cabaret che vede il pubblico partecipe alle risate.
Ma c’è anche spazio per la raffinatezza nei momenti che confermano l’importanza stilistica di Cremonini come cantautore: “Poetica” e “Nessuno vuole essere Robin” chiudono lo show prima dell’encore.
La sensazione che resta alla fine è un’ondata di positività immensa, che trabocca da un artista eclettico. Ieri sera ho capito perché Cremonini è uno che può permettersi di uscire con singoli non proprio radiofonici come “Poetica”. Quando costruisci un percorso artistico e ti guadagni il calore del pubblico e il rispetto degli addetti ai lavori, ti è concesso anche di uscire dalle righe imposte dal sistema. Cesare Cremonini ci è riuscito con grande maestria, probabilmente prendendo in prestito da quanto di meglio ci arriva dall’estero, ma dando alla sua musica un’identità tutta italiana. Quella della quale possiamo essere orgogliosi.