L’ex Management Ceroli ha pubblicato il suo primo Ep “Matilda” anticipato dal singolo omonimo. In questi giorni lo abbiamo virtualmente raggiunto e ci ha raccontato come il suo progetto solista sta prendendo forma.
Lo abbiamo conosciuto proprio in apertura al concerto del Management lo scorso mese al Monk di Roma. È Ceroli, ex batterista della band di cui sopra. Non hanno litigato e, infatti, in buonissimi rapporti, ha aperto tutti i loro concerti del tour che si è appena concluso girando tutta Italia per far conoscere il suo progetto solista nato chitarra e voce.
https://www.noisesymphony.com/2020/03/02/management-monk-sumo/
“Matilda” è il suo primo ep, pubblicato per Biscottificio Records – Metatron Publishing. Contiene tre brani e ne anticipa molti altri. Ceroli “è il mio cognome, è il mio cantautorato elettrodomestico estremo”, mentre dedica il resto del tempo a studiare per la laurea in Musicoterapia. In questi giorni di fermo forzato, causa Coronavirus, lo abbiamo virtualmente raggiunto in una piacevolissima chiacchierata sulla sua impellente necessità di dedicarsi ad un progetto solista.
Ciao. Ti abbiamo conosciuto con il tuo progetto solista in apertura del concerto del Management al Monk di Roma. Tu sei il loro ex batterista. Come si è chiusa la collaborazione con la band e perché l’esigenza di dedicarti ad un tuo proprio progetto?
Io, Luca Romagnoli e Marco Di Nardo ci conosciamo da oltre venticinque anni. In viaggio per il concerto al Monk, in macchina con me c’erano anche i genitori di Marco, la madre, Maria, ad un certo punto mi ha chiesto “Ma voi avete mai litigato?”. La risposta è “No!” Non sono più il batterista del Management, ma la nostra collaborazione non si è mai fermata, come dimostra la recente cover di Tenco che abbiamo pubblicato il 3 febbraio: “Un giorno dopo l’altro”. Il mio progetto solista, invece, è una cosa che bolle in pentola da molti anni. Ho iniziato a scrivere canzoni da prima che diventassi il “batterista del management”. Ho cercato di mettere su una band per dieci anni. Alla fine alcuni amici mi hanno convinto a provarci da solo.
Hai aperto tutti i concerti di questo tour del Management. Com’è stato accolto il tuo progetto dal pubblico?
Sono sorpreso del risultato: in tutte le città l’accoglienza è stata ottima. In particolare ero preoccupato del fatto che nelle registrazioni dei miei brani ci sono molti strumenti e suoni particolari. Invece dal vivo ho suonato da solo, accompagnandomi solo con la chitarra acustica. Alla fine mi hanno detto tutti che le mie canzoni rendono meglio così: dal vivo, chitarra e voce. Buono a sapersi!
Il 2020 per te si è aperto con l’ep “Matida”. Raccontaci la genesi di queste canzoni.
La musica di “Matilda” mi è piombata in testa in un pomeriggio di maggio diversi anni fa, mentre tornavo a casa…in pratica non l’ho scritta con uno strumento in mano! Il testo è in parte ispirato dal personaggio Matilda del film “Leon”.
“Come fare l’amore con te” l’ho scritta su un giro di bass synth, poi pian piano l’ho addolcita fino a farne una ballata acustica. Il testo parla di una ragazza che ho conosciuto un anno e mezzo fa: all’inizio le storie importanti sono sempre molto delicate, gli equilibri si tengono sulla lama di un rasoio.
“Poi in un bar” nasce in sala prove. Io ero alla chitarra e il amico Jimmy (lo stesso con cui ho scritto “Marica”) era all’organo. Era un periodo molto difficile per me e, quindi, creativo. È venuta da sé, musica e testo. Ero spaesato, mi frequentavo con una ragazza molto più grande di me, mentre la ragazza che amavo si era trasferita a Londra. Il testo non è per niente fedele alla realtà, ma descrive come avrei voluto che andassero le cose.
Chi è Matilda?
Matilda esiste, ma non si chiama Matilda: è la persona che per 12 anni è stata con me. È assurdo come questa canzone, nonostante l’abbia scritta prima che io e lei ci lasciassimo, e nonostante – come ho detto prima – fosse inizialmente ispirata alla protagonista del film Leon, si sia poi rivelata profetica.
Raccontaci, invece, come nasce l’idea del videoclip del brano.
Tutti i miei video sono realizzati con Tiziano Feola e Vicky Saraceni, due persone speciali per me. Non abbiamo mezzi professionali e la cosa non mi preoccupa, ma quello che mi interessa è trasmettere attraverso le immagini qualcosa di me. Il video di Matilda è molto semplice: Matilda è una canzone reale, che parla di una storia realmente accaduta. Trattandosi di una storia finita male volevo trasmettere questo senso di smarrimento e solitudine. Sono tornato in alcuni posti significativi. È stato toccante.
L’ep è suonato quasi interamente da te. Come si è svolta la lavorazione del disco in studio?
È un lavoro folle, reso ancora più folle dal fatto che non ho un metodo preciso: certe volte registro una guida di chitarra e voce, e su quello incido tutto il resto. Altre volte lavoro su un giro di bass synth messo in loop. Ci vuole un casino di tempo e pazienza, anche perché non so suonare tutti gli strumenti allo stesso livello. Ma la cosa peggiore è non avere qualcuno che ti aiuti sul momento a valutare l’opportunità o meno di premere Rec. Quindi, capita che di alcune canzoni ne fai 7 versioni e poi…. tieni la prima! (ride).
Stai lavorando su altre canzoni in vista di un album?
Certo. Alcune sono pronte, altre lo saranno tra poco.
Quali sono le influenze che hanno maggiormente inciso sulla scrittura dei tuoi brani?
Scrivere (e il discorso vale sia per la musica che per i testi) significa mettere note o parole l’una dopo l’altra. La mia tecnica consiste nel creare una sequenza che non mi ricorda nulla che io abbia già ascoltato o letto. Io non sono un grande ascoltatore di musica, o meglio, lo sono stato fino all’età di 15 anni, ma ascoltavo solo rock anni ’60, prog anni ’70, Battisti, Modugno e Tenco. Tutto il resto l’ho ascoltato per via incidentale e con scarsa attenzione e coinvolgimento. Fatto sta che spesso chi ascolta la mia musica ci ritrova i Bluevertigo, i Radiohead, Battisti…insomma tutta roba buona, e la cosa mi fa piacere.
Sappiamo che stai per laurearti in Musicoterapia. Hai scelto, quindi, di dedicarti alla musica a 360 gradi?
Mio nonno paterno cantava, mio padre suona la chitarra, io suono da sempre: ho iniziato con il coro della chiesa, poi la batteria, poi la chitarra, poi zampogne e cornamuse. Tre anni fa mi sono iscritto al conservatorio di Pescara per studiare Musicoterapia…Coronavirus permettendo il 4 aprile mi laureo.
La musica è fondamentale per l’uomo, sempre! Nei momenti difficili lo è ancora di più.
A proposito: quelli che stiamo vivendo sono giorni particolari, sia per il nostro Paese, che a livello globale, proprio per via dell’ombra Coronavirus. Quanto può fare la musica in questo momento storico per curare le persone, soprattutto, a livello emozionale?
La musica è fondamentale per l’uomo, sempre! Nei momenti difficili lo è ancora di più. Non devo essere io a spiegare certe cose, né a consigliarvi quale musica ascoltare. Quello che invece vorrei invitarvi a fare è cantare. Approfittate di questo silenzio che si è creato e riempitelo con la vostra voce. Non dovete cantare su un disco o su quattro accordi di chitarra. Dovete provare a cantare con la voce e basta. Se avete modo di stare a casa con altre persone invitatele a cantare, soprattutto se sono distanti da voi per età o per origine geografica. Ascoltatele e, quando sarà il vostro turno, cantate loro qualcosa che vi rappresenti.
Molti musicisti, come Jovanotti, Frankie Hi Nrg e altri, si sono mossi in favore dell’idea #iorestoacasa che, in questi giorni è diventato un vero e proprio decreto. Quanto è importante che chi ha voce mandi un messaggio che sia un esempio da seguire per il bene comune?
È sicuramente importante. Il problema è che bisogna essere credibili. Jovanotti e Frankie Hi Nrg sono tipi in gamba, ma hanno anche la loro età. I giovani sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale in questo momento. Ma chi ha la capacità di parlare ai giovani? Chi può farsi ascoltare da loro e fargli capire che devono comportarsi come degli scolaretti giapponesi? I nostri politici, i conduttori televisivi, calciatori, veline, ecc. hanno questa credibilità nei confronti degli adolescenti e ventenni italiani? Io ascolto solo chi sa parlarmi e parlo solo a chi sa ascoltarmi.
In questo momento in cui molti live sono stati annullati, quanto è importante, secondo te, continuare a diffondere la propria musica attraverso i canali virtuali in vista di una ripresa che ci auguriamo sia più veloce possibile?
I canali virtuali oggi sono di importanza cruciale per diffondere la propria musica (e qualsiasi altro tipo di prodotto e messaggio). Ciò che un musicista fa tutti i giorni, cioè storie e post per promuovere il suo ultimo singolo o il suo nuovo disco o semplicemente la foto figa per raccogliere like, in questi giorni ho l’impressione che possa non bastare, perché ciò che sta venendo meno è il rapporto diretto e quotidiano tra le persone, e quindi anche la possibilità di incontrare realmente l’artista, ovvero il concerto. Secondo me la cosa migliore da fare è la diretta. Magari alternando dialogo e canzoni. Solo così si può ricreare quel necessario rapporto umano al quale oggi siamo costretti a rinunciare. E non parlo tanto del rapporto tra “l’artista” e il pubblico (risolvibile nel concerto), ma di quello tra persona e persona. Da questo punto di vista direi, anzi, che questa è una buona occasione per gli artisti per farsi apprezzare e conoscere meglio dai propri follower.
La conoscenza con una ragazza non può che avvenire dal vivo. Sono un tipo all’antica
In “Come fare l’amore con te” canti: “In questa guerra a chi ha più follower non siamo altro che stupidi loser”. Che rapporto hai con i social e come pensi possano aiutarci a vivere meglio in questo momento in cui dobbiamo tenerci tutti a distanza?
Non sono un fenomeno su instagram e fb, anzi! Sono molto riservato, mi piace stare a tavola, in salotto, in sala prove, al pub o in studio di registrazione con gli amici di sempre, davanti ad un’immancabile ed insostituibile bicchiere di whisky. La conoscenza con una ragazza non può che avvenire dal vivo. Sono un tipo all’antica, insomma! Tuttavia, da ieri ho iniziato un sondaggio su instagram per far decidere ai miei follower come e quando fare la mia diretta dalla mia sala prove, durante la quale suonerò i miei brani. E, se ce ne saranno, risponderò a domande o a richieste di cover. Pare che la cosa avrà luogo venerdì 13, ma l’orario non si sa ancora!
Dov’è possibile seguirti su Instagram?
Se siete interessati seguite @ceroli_musica.
Quali saranno i tuoi prossimi passi?
Pubblicherò un singolo a ridosso dell’estate. In estate sarò in giro ancora in “formazione ridotta” chitarra e voce. In autunno pubblicherò il disco, anche questo per la neonata etichetta lancianese Biscottificio Records… dopodiché il delirio!