Le Larve, progetto musicale guidato da Jacopo Castagna, torna alla ribalta con un nuovo lavoro dal titolo emblematico, “La Versione di un Matto”. Dopo il debutto del 2016 con l’album “Non Sono D’accordo”, la band ha attraversato un percorso artistico ricco di sfide, trasformazioni e nuove consapevolezze, che si riflettono in questo nuovo capitolo musicale.
Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Jacopo, che ci ha raccontato in maniera diretta e sincera il percorso della band, le ispirazioni dietro il disco e le sfide affrontate negli anni. L’album, uscito il 15 novembre scorso, è stato celebrato con un release party al Wishlist Club di Roma, dove il pubblico ha accolto con entusiasmo i brani, dimostrando un legame sincero e profondo con il progetto. “È stato bello vedere come molte persone, nonostante il disco fosse uscito il giorno stesso, avessero già imparato i testi a memoria”, racconta Jacopo.
“La Versione di un Matto” rappresenta un viaggio introspettivo in cui il frontman della band si mette a nudo, raccontando il proprio mondo senza il bisogno di trasmettere messaggi precisi, ma seguendo un’urgenza espressiva personale. Il filo conduttore dell’album è proprio questa necessità di esprimersi, con Jacopo che si pone come la figura centrale che dà coerenza ad un disco variegato nei temi e nelle sonorità. E, nonostante un percorso musicale non sempre lineare, Le Larve guardano al futuro con determinazione. L’intervista completa, vi aspetta qui di seguito.
Ciao Jacopo. A partire dal vostro primo disco nel 2016, Le Larve nasce come un progetto guidato dal desiderio di comunicare e raccontarsi. Come descriveresti il percorso che vi ha portato fino a oggi?
Sofferto ma fluido; in divenire, sempre.
Il vostro primo album, “Non Sono D’accordo”, ha segnato l’inizio di un’avventura importante. In cosa sentite di essere cambiati ad oggi rispetto agli inizi?
Sono cambiato io, quindi anche il mio modo di vedere le cose e di raccontarle.
La musica de Le Larve unisce pop e alternative rock. Quali sono le influenze principali che vi hanno guidato nella costruzione del vostro sound?
Penso sempre che la musica a cui mi ispiro sia la stessa da cui prendere le distanze, questo secondo me è l’ingrediente fondamentale per trovare un’identità propria.
La band è composta da quattro elementi. Qual è la vostra dinamica creativa? C’è una figura con un ruolo predominante o è tutto frutto di scelte condivise tra voi? Quanto è importante la forza del gruppo in questo senso?
La fase creativa è tutta in mano a me, la band lavora successivamente sul live.
La vostra storia dimostra quanto il tempo e la pazienza siano fondamentali nel percorso di una band, dalla ricerca dell’identità musicale alla costruzione del legame con il pubblico. C’è stato un momento in cui avete sentito che la vostra costanza è stata davvero premiata?
Non siamo mai stati costanti e spesso non per colpa nostra ma anche per vincoli contrattuali. Sento che il momento della gratificazione deve ancora arrivare.
Il titolo del vostro ultimo disco “La Versione di un Matto” è intrigante. Puoi raccontarci da dove nasce questa scelta e che significato ha?
Il matto è colui che non viene compreso. Raccontare la propria versione fa proprio correre questo rischio ma vuol dire comunque mettersi in gioco.
Qual è il filo conduttore che lega le canzoni del disco e qual è il messaggio principale che volete trasmettere con questi brani?
Io non voglio trasmettere nessun messaggio, è solo bisogno di esprimermi. Il filo conduttore sono io, il matto in questione.
Tra i singoli estratti, “Eau de Parfum”, “Incel (Amico Mio)” e “Invisibile” affrontano temi molto diversi tra loro. Li avete scelti come singoli perché rappresentano meglio il concept dell’album o perché pensavate avessero un impatto particolare durante i live?
Nessuno di questi motivi, la proposta è arrivata da chi si occupa della promozione, l’abbiamo accolta fidandoci ed affidandoci.
Avete scelto di pubblicare l’album anche in vinile. Cosa significa realizzare un disco in questo formato e quale valore aggiunto pensate possa offrire ai vostri fan?
Non è stata una scelta dettata dalla moda, la verità è che sono un fan del vinile ed è un feticismo che mi ha trasmesso mio padre che era collezionista. Era tanto tempo che volevo vedere un mio disco in formato vinile, poterlo toccare con mano è una gran soddisfazione.
Il 15 Novembre scorso al Wishlist di Roma è andato in scena il release party del disco. Che momento è stato e quanto è importante per voi il rapporto con il pubblico?
È stato bello vedere come molte persone, nonostante il disco fosse uscito il giorno stesso, avessero già imparato i testi a memoria.
Guardando al futuro, quali sono i vostri sogni e progetti? Come immaginate l’evoluzione di Le Larve nei prossimi anni?
Io spero di riuscire ad entrare nel mercato e riuscire a lavorare con questo progetto. Il disco più bello devo ancora scriverlo.