Intervista a cmqmartina, regina della nu-dance italiana che ha recentemente pubblicato il suo nuovo disco “Vergogna” e che è stata scelta da Amazon Music per la nuova esclusiva cover di “Ti voglio” per celebrare il Pride Month.
cmqmartina, è un’artista giovane e talentuosa che con la sua musica libera e diretta sa arrivare al cuore dei fan. Il 17 giugno è uscito il suo terzo disco dal titolo “Vergogna” nel quale svela diversi lati della sua personalità: da quello più intimo alla cassa dritta e alle sonorità techno che l’hanno sempre contraddistinta.
Proud Hero di Amazon Music, insieme a Hu, Vergo, cmqmartina, ha reinterpretato “Ti voglio”, brano di Ornella Vanoni, con un tocco personale per creare una nuova meravigliosa versione Gen Z.
Ciao Martina. Sei Proud Hero di Amazon Music insieme a Vergo e Hu. Come ti sei sentita nel momento in cui sei stata coinvolta in questo progetto?
Amazon Music ha individuato tre artisti che, secondo loro, potessero ben rappresentare il mese del Pride e per me è stato un onore essere scelta tra questi. Inoltre, per la campagna Pride, Amazon Music UK, ha selezionato Kim Petras che è una delle mie artiste preferite, personaggio molto rappresentativo per la Community e della quale io sono fan, e per me è un onore essere tra i testimonial italiani.
Quanto è importante che un colosso come Amazon Music scommetta sulla musica e, in particolare, su quella emergente perché degli artisti diano voce ad un messaggio così importante?
Penso che sia fondamentale prendere una posizione in questo periodo storico e credo che Amazon Music lo abbia fatto molto bene dando spazio ad artisti che hanno davvero a cuore la Community. Non parlo solo di noi tre ma anche del team di ballo che ha girato il video con noi, gli attori, la coreografa, tutte persone vere che rappresentano con la loro arte la Community e con le quali abbiamo creato, intorno al set, un bellissimo ambiente dove al centro c’era il rispetto per il reciproco lavoro.
Attraverso i social oggi sembriamo avere la possibilità di essere molto vicini e di poter dire la nostra al mondo intero. Dall’altra parte poi c’è la guerra, muri che vengono alzati, DDL in tutela dei Diritti che nel nostro Paese non vengono approvati e parlamentari che per questo applaudono. Secondo te la musica può ancora mandare dei messaggi per sensibilizzare le coscienze?
Credo assolutamente di si e penso che sia giusto farlo. In questo momento così importante e drammatico per la nostra società è totalmente necessario prendere una posizione netta. Altrimenti fai parte del problema.
Come ti relazioni alle critiche che ti capita di ricevere sui social sui quali oggi ci si sente autorizzati a scrivere qualunque cosa a chiunque?
Leggo spesso cose che mi riguardano. La gente oggi si sente molto libera di esprimere opinioni e scriverti in Direct. Ti vedono in tv e perdono il contatto umano…ma la verità è che io leggo tutto. All’inizio del percorso mi ribellavo a questa cosa e cercavo di combatterla. Dopo X-Factor ho avuto un cambio di relazione con i social e il mio rapporto con loro è più distaccato. Faccio fatica a fare storie sulla mia vita privata e ho perso l’interesse per le critiche che ricevo. Proprio in questi giorni un tizio mi ha taggata in una storia scrivendo “Tolto il follow a cmqmartina perché se canti in playback in apertura al concerto dei Pinguini sei una sfigata”. Io non ho mai cantato in playback nella mia vita e ho pensato di rispondere ma poi ho lasciato perdere perché per me è aria fritta. Se dovessi fermarmi a preoccuparmi di quello che dice la gente il mio percorso artistico sarebbe una Via Crucis e non andrei mai avanti.
In Ambigua canti “So che non ci credi ma sono ancora in piedi”. Possiamo considerarlo il tuo manifesto?
Esattamente! Ambigua è un pezzo molto particolare con un ritornello strumentale in cui non canto, mentre nelle strofe mi lascio molto andare. Non è un pezzo in cui rifletto particolarmente ma mi abbandono all’istinto e alle emozioni che mi circondano. Non è un pezzo pop ed, essendo uscito come singolo prima del disco, è stato un atto di coraggio sia per me che per il mio team. Il fatto che mi abbiano permesso di farlo, è stato un gesto di fiducia molto importante nei miei confronti.
In “Vegogna”, il tuo nuovo disco, fai riferimento a temi che hanno a che fare con l’inadeguatezza, il dolore, le pare. Attraverso la musica provi ad esorcizzare queste sensazioni che non appartengono solo alla Community ma sono comunque in ognuno di noi, in modo diverso. Tu come riesci nella vita di tutti i giorni ad affrontarle?
La scrittura è il mio unico modo per esorcizzare le sensazioni negative. È sempre stato il mio modo di metabolizzare tutto. Fin da bambina scrivevo diari, cosa che poi si è trasformata nella scrittura delle mie canzoni e nel mio lavoro. Questo è il modo più sincero che ho di affrontare le emozioni, anche quelle scomode. Parlarne me ne fa rendere conto e so che può essere utile anche agli altri. Mi è capitato che qualcuno mi ringraziasse per avergli fatto provare sensazioni che non sapeva neanche di avere dentro. Questo per me è molto importante. Quello che faccio è parlare di me e dei miei drammi ed è terapeutico e quando so che qualcuno si immedesima e si sente parte di qualcosa ne sono felice.
Come ti senti nel togliere la maschera e consegnare le tue emozioni agli altri attraverso la musica che scrivi?
Io non scrivo canzoni per gli altri ma per me stessa e per capire quello che succede e cosa provo. Il fatto che poi qualcuno ci si immedesimi mi stimola molto ad andare avanti.
Come si è svolta la lavorazione del disco?
Sono molto fortuna perché per questo disco ho lavorato con quattro produttori che sono miei amici e che stimo tantissimo. Questo ha permesso al flusso creativo di essere vero, puro. Ho lavorato con i miei due producer di La Spezia, Leonardo Lombardi e Marco Barbieri che fanno parte del mio team storico, insieme a Splendore e Mr Monkey che ho conosciuto la scorsa estate e che ha legato insieme un po’ tutti i pezzi del disco. Lo stimavo già da prima e lui conosceva il mio progetto, poi abbiamo parlato di fare un disco insieme e così è stato.
Un disco nel quale mostri due lati della stessa medaglia: la cmqmartina più aggressive e quella più intima…
Si! Mr Monkey mi ha aiutata parecchio ad uscire dalla mia comfort zone abituale aprendomi a suoni e approcci nuovi, sia dal punto di vista della scrittura che dalla produzione.
Da dove parti per la scrittura di un pezzo?
Io scrivo spesso in tanti momenti della giornata o nei periodi in cui sono particolarmente ispirata. Magari mi appunto cose che vedo o frasi che sento e quando poi mi butto nella scrittura dei pezzi cerco ispirazione da questi miei appunti e ci costruisco una storia attorno. Questa è una parte alla quale mi piace lavorare in studio con i miei produttori dai quali mi lascio contaminare, dal loro gusto e dal loro stato d’animo.
A proposito di contaminazioni: la cover di “Ti voglio” per Amazon Music con Vergo, con il quale avevi già condiviso il percorso di X-Factor, e Hu ha in qualche modo sintetizzato a livello sonoro i vostri tre mondi musicali. Cosa hai trovato in comune con loro?
Hu la conoscevo già e con Vergo era nata una bellissima amicizia all’interno di X-Factor che è poi continuata al di fuori. È stato molto bello condividere questa esperienza con dei miei amici. La cosa che condividiamo è sicuramente la presenza nella Community e il fatto che tutti e tre portiamo un messaggio importante ed esplicito sull’amore libero. Io e Federica siamo un po’ più in comunione di sound mentre Giuseppe fa Tropical Reggaeton ma, come hai detto tu, questo pezzo è riuscito a sintetizzare molto bene le nostre sonorità. Tra l’altro il brano è stato prodotto dai miei due amici producer di La Spezia e, per me, averli coinvolti in qualcosa di così grande è stato come restituire loro tutta la fiducia che hanno avuto nel mio progetto sin dall’inizio senza che io avessi alcun trascorso nel mondo della musica.
Che luce nuova pensi abbia acquistato il pezzo a distanza di così tanto tempo dalla sua release originale?
La luce di “Ti voglio” è sempre stata molto ambigua e sensuale. È un brano che non parla di amore ma di sesso. “Quando sto da te” è una frase che fa riferimento a un qualcosa di occasionale, non ad una relazione amorosa profonda. Si parla di un amore molto più libero ed è da questo ci siamo lasciati ispirare. Abbiamo volutamente mantenuto l’anima esplicita del pezzo con l’intento di dargli un sound più pop e fruibile all’ascolto che ne possono fare i ragazzi di oggi, scombinando la struttura originale, un puzzle incredibile con tante parti diverse che si incastrano. Credo che la scelta di “Ti voglio” da parte di Amazon Music sia stata molto lungimirante nel rappresentare il messaggio.
Un consiglio che ti senti di dare oggi agli emergenti che vogliono farsi strada nel sovraffollamento del mondo musicale?
Io credo che il talento vero alla fine esca sempre fuori. L’unica cosa che mi sento di dire è che l’unico modo per fare un percorso sano è trovare un team di persone giuste che creda in te in modo genuino, di cui fidarsi e che si fidino di te. Io sono fortunatissima perché nel progetto ci metto la mia faccia ma dietro ci sono cinque persone senza le quali non avrebbe mai funzionato.
Come hai vissuto il tuo percorso in X-Factor?
Sul momento non me lo sono vissuto come la cosa più bella del mondo perché il mondo del reality e delle telecamere non è propriamente il mio preferito ma, a posteriori, sono felicissima di come è andata. All’inizio avevo paura di farlo perché credevo mi sarebbe rimasto questo stigma della cantante uscita dal talent e che le persone mi avrebbero conosciuto solo per quello. Poi così non è stato e ora sento di essermi liberata da questa etichetta. Il mio percorso è andato come un treno dopo XF con l’uscita di due dischi in due anni. Mi ha lasciato tanti bei legami e amicizie, la possibilità di lavorare con produttori molto importanti come il team di Machete, e non è una cosa scontata. Poi credo che l’unico modo per far bene un talent è arrivare con una personalità già ben definita ed è questo che credo abbia fatto funzionare il mio progetto lì dentro. Non sono mai stata costretta a cantare nulla che non volessi fare, una volta ho addirittura cambiato pezzo a due giorni dal live e tutto questo è stato molto importante dal punto di vista artistico.
Attualmente sei in tour, anche in apertura di artisti come i Pinguini Tattici Nucleari. Che effetto ti fa?
L’apertura ai Pinguini è stato il mio primo palazzetto. Ero felicissima, anche perché stavo calcando un palco con la passerella che passava in mezzo al pubblico. Me la sono vissuta molto bene e i fan dei Pinguini sono stati molto calorosi nei miei confronti.
Come ti senti ad esibirti davanti ad un pubblico che non è propriamente il tuo?
Sono tranquilla. Io ho iniziato a suonare in epoca Covid con il pubblico seduto e con indosso le mascherine. Quello che ho imparato, non potendo vedere veramente le loro reazioni, è stato lasciarmi traportare dal suono che è la cosa nella quale riesco a perdermi. Il palco è il mio safe place. Non canto cercando l’approvazione del pubblico e credo che questo sia percepibile da chi mi guarda.