Con l’arrivo della primavera torna Manifesto, l’innovativo festival di musica elettronica del Monk di Roma, giunto alla sua terza edizione.
Dopo il successo di Collezione Autunno – antipasto autunnale che ha portato al Monk !!! (chk chk chk), Populous, Myss Keta e tanti altri artisti – Manifesto presenta due serate – venerdì 23 e sabato 24 marzo – con alcune tra le proposte più interessanti del panorama elettronico nazionale e internazionale. Alla sua terza edizione, Manifesto è una rassegna dedicata all’elettronica e alla sperimentazione, con una proposta variegata che unisce live, showcase, set inediti, presentazioni, mostre, incontri e dj-set. Manifesto non si pone barriere geografiche e di genere ma osa spaziare e osservare il contemporaneo, sempre all’insegna della qualità. L’elettronica è solo la base da cui partire, il mezzo principale per un viaggio senza confini alla ricerca della bellezza nella musica e nelle arti. We are the music makers: Manifesto guarda lo stato dell’arte dell’elettronica nazionale, valorizza gli elementi folk nelle produzioni elettroniche internazionali, si muove sinuosamente tra passato, presente e futuro coniugando radici e prospettive, basi imprescindibili e nuove altezze. L’obiettivo del festival è raccontare linguaggi che amano innestarsi su altri linguaggi, visioni che si ritrovano a dialogare e a fondersi, suoni con la vocazione a sconfinare oltre ogni coordinata spaziale.
NOSAJ THING
Emozione versus tecnologia. Anima versus macchina. Bellezza versus dissonanza. Nostalgia versus il qui&ora. La musica di Nosaj Thing, alias Jason Chung, ha sempre avuto una complessità particolare, è sempre stata un labirinto di daulità. Una ricchezza di riferimenti, di emozioni e di stati emotivi rara davvero, soprattutto se si guarda a quello che è il suo ceppo musicale d’origine, l’hip hop, di solito molto “concreto”. Lui però ha sempre voluto guardare avanti, fare un passo in più – anzi, spesso è più giusto parlare di un “passo a lato”: un passo cioè verso un mondo fatto di emozioni, di sorprese, di poesia, di grazia, non solo di forza ritmica e funk (che peraltro non mancano di sicuro). Una crescita continua, scandita da quattro album (“Drift”, 2009; “Home”, 2013; “Fated”, 2015; “Parallels”, 2017) e da collaborazioni importanti (giusto qualche esempio: una della prime hit di Kendrick Lamar, “Cloud 10”, musicalmente è farina del suo sacco, così come “Paranoia” di Chance The Rapper o il classico di Kid Cudi “Man On The Moon”).
OMAR SOULEYMAN
Omar Souleyman, musicista siriano rifugiato in Turchia, porterà il suo ultimo album “Love Letters to Syria”, facendo vibrare gli spazi del Monk con il suo inconfondibile sound, nato dalla contaminazione della Dabka, danza folkloristica mediorientale, con l’elettronica. Nato come intrattenitore ai matrimoni, Souleyman è stato scoperto dai produttori discografici europei imbattutisi in alcuni dei 500 bootleg dei suoi concerti circolanti in Siria. Dopo aver remixato brani di Bjork ed essersi esibito alla cerimonia per il conferimento del premio Nobel per la pace nel 2013, è prodotto dall’etichetta di giganti della musica elettronica come Diplo e Major Lazer. Diventato ormai un vero e proprio fenomeno di culto Omar Souleyman è letteralmente acclamato in tutti i maggiori festival musicali europei.
ALESSANDRO CORTINI
Nato in Italia (24 maggio 1976), nel suo arrivare negli Stati Uniti nel 1998 per seguire la sua carriera da musicista Alessandro Cortini è stato profondamente colpito da questa forma d’arte peculiarmente americana. Il Buchla Music Easel è diventato immediatamente uno dei mezzi d’espressione preferiti per dare forma alla sua particolarissima – e sempre in espansione – visione estetica. Forgiata dai suoi esperimenti su come il lavorare per sottrazione possa rendere ancora più incisiva e decisiva la sua voce espressiva e scritta nell’arco di un solo mese con l’aiuto dell’Easel, la serie “Forse” si è sviluppata nel periodo in cui stava parallelamente lavorando assieme ai Nine Inch Nails alla scrittura e all’esecuzione di “Ghost I-IV”, trovando alla fine realizzazione concreta in un doppio lp uscito su Important Records. Alessando è sempre stato molto impegnato nel lavorare con la strumentazione elettronica: spesso l’ha usata anche per implementare parti inizialmente scritte ed eseguite per chitarra nelle sue collaborazioni con Nine Inch Nails e How To Destroy Angels, lavorando anche sotto il moniker SONOIO; ma le sue uscite costruite utilizzando il sistema Buchla e altri sintetizzatori, ricche e notevoli anche per varietà di soluzioni scelte, hanno davvero posto il suo alfabeto espressivo in una categoria diversa, unica, specialissima, in un rapporto sempre più stretto e perfetto con quelli che lui chiama “gli altri membri della band” – ovvero le sue strumentazioni in costante espansione (e frequentemente ricombinate).
NINOS DU BRASIL
Nico Vascellari e Nicolò Fortuni finalmente dal vivo al Monk con il loro ultimo album ‘Vida Eterna’. Uscito per La Tempesta International e Hospital Productions. Prodotto da Rocco Rampino, aka Congorock, ‘Vida Eterna’ è electro-batucada, cumbia percussiva ed elettronica tribale, un passo in avanti rispetto ai precedenti full lenght ‘Muito N.D.B.’ (2012) e ‘Novos Misterios’ (2014) e una conferma dello splendido segnale arrivato solo lo scorso anni con il singolo pubblicato per DFA Records, label di proprietà di James ‘LCD Soundsystem’ Murphy. Al nuovo album dei Ninos Du Brasil ha partecipato in veste di ospite sul brano ‘Vagalumes Piralampos’ Arto Lindsay (eroe della No Wave newyorkese, amante di sperimentazione sonora e musica brasiliana).
GO DUGONG
Go Dugong è il moniker di Giulio Fonseca, produttore e musicista piacentino di base a Milano. Cultore e ricercatore di suoni “globali”, nelle sue produzioni si innestano ritmi, lingue, strumenti, field recordings e campioni provenienti da tutto il mondo; un collage di suoni a cui Go Dugong lavora con la passione del collezionista e la meticolosità dell’artigiano. Il risultato è percorso da un’energia unica, l’energia di una vita globale che non si ferma mai.
INDIAN WELLS
“Where the world ends” è il terzo album di Indian Wells (al secolo Pietro Iannuzzi) uscito sulla label di Los Angeles “Friends Of Friends”. La sua elettronica emotiva trova nuova linfa in queste composizioni che indagano le emozioni legate all’isolamento geografico, sociale e politico. “Where the world ends” è un lavoro a volte esuberante a volte malinconico, avvincente e ipnotico.. “Where the world ends” segue i due precedent dischi di Indian Wells “Night Drops” e “Pause” entrambi usciti per Bad Panda Records. L’album è stato definito sublime da Boiler Room. è stato selezionato tra i migliori dischi del 2017 da Mix Mag. London in Stereo e Pop Matters. Inoltre è stato passato con frequenza da molti network radiofonici internazionali.
DELPHI
Se ti sei mai chiesto come sarebbe avere un 909 invece di un pacemaker, potresti sempre chiedere a Valerio del Prete, alias Delphi, che da anni calca i dancefloor in tutto il mondo. Delphi ha mostrato la sua padronanza della materia elettronica tramite un EP su Pigna, prima di collegarsi con la techno romana di Marco Passarani per dar vista al duo Tiger & Woods. Diversi EP e due album pubblicati su Editainment e Running Back certificano il loro approccio vincente nel rimescolare con le giuste dosi il sound di Roma, Chicago e Detroit.Il suo Djset riflette questo approccio, mixando Disco con House e Techno con il solo e unico obiettivo di farti ballare.
BRUNO BELISSIMO
“Ghetto Falsetto” è il nuovo album di BRUNO BELISSIMO, in uscita il 4 maggio per La Tempesta/Stradischi. Sempre molto attivo nella scena musicale, con la band Low Frequency Club pubblica tre dischi acclamati dalla critica e suona ovunque sia in Italia che in Europa. È inoltre il bassista della band di Colapesce per il tour dell’album Egomostro (2015) e collabora con svariati artisti sia in studio che live. Dopo l’omonimo debut album del 2016 il producer italo-canadese torna con il suo sound unico e inconfondibile, destinato ancora una volta a far ballare i più importanti dancefloor nazionali e continentali e ad animare le più prestigiose rassegne musicali. “Ghetto Falsetto” si pone come naturale evoluzione del suono di Bruno Belissimo. Il disco nasce dalle esperienze live degli ultimi due anni – oltre 100 sono stati i concerti in Italia e all’estero – che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella crescita e nella consacrazione di Bruno come producer e perfomer. Il titolo dell’album nasce dalla ricerca di una metafora per definire il dualismo tra realtà e finzione, tra il luogo comune e l’innovazione. Questi due aspetti sono centrali in “Ghetto Falsetto”, fondato infatti sulla rielaborazione di elementi classici di un genere già codificato come la musica disco, con l’intento di dare a dei meravigliosi cliché una nuova vita. Il risultato è un suono dichiaratamente ispirato all’italo disco e ai suoi dintorni: ai beat elettronici e alle groovy bassline, Bruno Belissimo unisce chitarre funk e riff magnetici di sassofono, a cui si aggiungono alcuni episodi maggiormente pop e atmosfere prima solo sfiorate, come la balearic.
RHÓ
Sonorità scure e calde, un sound intenso e vibrante, un’elettronica emozionale, elaborata e avvolgente. Una dimensione sonora a metà strada tra il soul di James Blake e l’R’nB di The Weeknd, tra la pomposità di un’opera Wagneriana e il minimalismo di Jamie XX.Tutto questo è Neon Desert, il nuovo disco di Rhò uscito il 2 febbraio, pubblicato da Gibilterra e distribuito da Believe. A tre anni di distanza dall’ultimo EP “Nebula”, Neon Desert si compone di nove canzoni tutte in inglese, unite e legate dal titolo immaginifico ed evocativo, dove l’artista propone variazioni timbriche tipiche di una dimensione più clubbing rispetto al folk del passato e prodotte mixando dei bit r’n’b a suoni distorti e flautati. Alla permeante e viscerale profondità del suono si unisce quella dei testi, che parlano dei temi più vari in modo mai banale. Rapporti difficili e amori intensi, disagi contemporanei e battaglie sociali si permeano di synth distorti, di groove drammatici e della tanto improbabile quanto efficace unione di flauto traverso ed elettronica.
Neon Desert si inoltra dunque nel deserto personale di Rhò, quello spazio infinito, estremo, che talvolta spaventa e altre volte sa consolare e tenere i pericoli lontani. Uno spazio della mente in cui l’artista ha la possibilità di ascoltare i suoni della propria memoria, per poi restituirli sotto forma di canzone in luoghi in cui l’elemento del neon racconta circostanze notturne, fatte di socialità e di ambiguità.
JHON MONTOYA
Jhon Montoya è un violinista e compositore colombiano. Dal 2001 vive in Italia. La sua ricerca sonora lo ha portato a combinare la sperimentazione elettronica con le strutture classiche. Dopo gli album ‘El Viaje’ e ‘Mohs’ (edito da Fábrica), la svolta arrivò con ‘IWA’,prodotto dall’etichetta italiana White Forest, Album che l’ha portato ad esibirsi in giro per l’Europa dal Fusion Festival fino al Sonar Bogota, condividendo palco con artisti del calibro di Moderat, New order, Dengue Dengue Dengue, Clap! Clap! Jhon Montoya è stato anche il curatore dell’ultima giornata del Festival INDIEROCKET 2017 a Pescara,
Questo percorso musicale riflette l’anima di questo artista, che è in grado di portare l’essenza delle montagne delle Ande in Europa e, allo stesso tempo, di riunire la tradizione popolare e tribale, mescolando accuratamente la sua cultura con la tradizione europea.
La sua musica è una fusione di contrasti e raffinate combinazioni nuove, piene di colori umidi derivati dalla cultura latinoamericana e si mescolano con il razionalismo occidentale. Il cortocircuito diventa più evidente dall’attenta selezione di suoni e melodie elettroniche in uno scontro costante di ritmi e tradizioni. La particolare trama che dà il violino aggiunge a un ricco soundscape i canti tribali che provengono dal cuore della giungla.
Abbonamento: € 20 (http://bit.ly/2EbKiLg – http://bit.ly/2Ge5rF8)
23 marzo: € 13 d.p. / € 15 botteghino (http://bit.ly/2EtmIxr – http://bit.ly/2Ge5rF8)
24 marzo: € 13 d.p. / € 15 botteghino (http://bit.ly/2HiCysK – http://bit.ly/2Ge5rF8)
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